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Ciao Ragazzi!
On 9th May, we celebrate all the victims of terrorism and Aldo Moro’s murder.
However, this is the day of another important Italian icon, Peppino Impastato.



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Ciao a tutti ragazzi

Sono Davide e benvenuti come sempre su Learn Italian with Davide
Il podcast che parla in italiano di lingua e cultura a 360 gradi
Come sempre…
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Il 9 maggio in Italia si è celebrato il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo. È il giorno in cui è morto Aldo Moro, un famosissimo politico italiano ucciso dai terroristi di estrema sinistra, ma ne parleremo in un altro episodio.
Ma oggi parliamo di un altro personaggio italiano importantissimo che si è battuto per tutta la vita contro la mafia e la corruzione

Oggi parliamo di Peppino Impastato, questo è anche il suo giorno…

Sigla e diamoci da fare


È un giorno di fine aprile e siamo nel 1963. L’estate si avvicina ed inizia a fare caldo. Ed in Sicilia fa caldo per davvero in estate.

Cesare Manzella, boss della mafia siciliana, sta andando a trovare alcuni amici. Inizia a sentire caldo e a sudare. È con lui un aiutante. Salgono in auto. L’aiutante la mette in moto, accende la macchina. La chiave non funziona molto bene. Prova più forte… E la macchina salta in aria, esplode. Qualche giorno dopo a Cinisi, un paese vicino a Palermo, dove viveva Manzella, si celebra il funerale del boss. Ci sono tanti parenti, vestiti tutti di nero. Le donne piangono e compatiscono, soffrono con la vedova di Manzella. Gli uomini sussurrano, parlano a voce bassa, tra di loro.
Tra uomini e donne, c’è un ragazzino di quindici anni che cerca di ascoltare che cosa è successo. È magro ed ha uno sguardo curioso. E’ Giuseppe Impastato, chiamato Peppino.
Alcuni giorni prima aveva visto alla televisione nazionale, la RAI, le immagini di suo zio Cesare Manzella, ucciso. Dicevano ucciso dalla mafia. Era la prima volta in Italia che si parlava di Mafia a livello nazionale, non solo regionale.

Ad un certo punto del funerale va da suo fratello minore, più giovane, Giovanni, e gli dice
«Se questa è la mafia, allora io sarò contro per il resto della mia vita»
E così è stato…

La famiglia di Peppino è mafiosa fino al midollo, cioè completamente.
Lo zio, come abbiamo detto, era Manzella, uno dei capi, dei boss più importanti. Ed anche il padre di Peppino, il signor Luigi, un tipo bassino, con i capelli pieni di brillantina ed un sorrisone bonario, buono, è mafioso.
Dopo la morte di Manzella, il padre Luigi è diventato un uomo di Gaetano Badalamenti, detto Tano, il nuovo boss di Cinisi.

Intanto il nostro giovane Peppino cresce, cresce con idee anticonformiste. È contro quel sistema mafioso. Sono gli anni 60 in Italia e molti giovani si iscrivono, they joined, a partiti politici di estrema sinistra. Anche Peppino ha idee radicali, di sinistra. E’, forse, l’unico modo per combattere la mafia in quegli anni. Gli altri partiti conservatori sono corrotti, hanno legami stretti, connessioni vicine, con la Mafia. Non si possono cambiare.
Ma le forze socialiste e comuniste sono piene di giovani ribelli. Probabilmente non vogliono fare la rivoluzione, come in Unione Sovietica, cambiare il mondo. Vogliono almeno liberare Cinisi, la Sicilia, dalla Mafia.
Una delle prime grandi lotte per la giustizia di Peppino è quella dell’aeroporto di Palermo.

Se arrivate a Palermo in aereo, dovrete atterrare a Punta Raisi, ad ovest della città, sulla costa. L’aeroporto si trova proprio nel comune di Cinisi. Perché parliamo di aeroporti? Davide, vuoi dire che costruire aeroporti è illegale, ingiusto o mafioso? Assolutamente no. È solo che quando il governo regionale siciliano ha deciso di costruire un nuovo aeroporto internazionale qui vicino a Cinisi, è stata la mafia a decidere dove e come. Infatti, costruire un aeroporto e avere il controllo sull’aeroporto significava avere il controllo internazionale sul traffico di armi, weapons, e droga, eroina e cocaina. Ecco perchè la mafia era interessata.
Ma, dopo alcuni anni, si sono resi conto, si sono accorti, they realised, che gli aerei non potevano atterrare quando il vento era forte. Ma non c’erano problemi…
Dovevano fare un’altra pista per atterrare verso sud. Quell’area era usata da contadini per coltivare il terreno. E sono stati espropriati, deprivati della terra, pagati poco e cacciati, expelled, thrown out,  dalle loro terre. Ma non hanno pensato a Peppino, ai suoi amici e compagni…
Per più di un anno, bloccano i lavori, evitando l’espropriazione dei contadini. Ma alla fine si arrendono, they give up. La mafia ha vinto di nuovo ed i contadini dovevano andare via.
Da queste lotte nascono però delle amicizie che dureranno per tutta la vita di Peppino ed oltre. Sono giovani di vent’anni che sognano un futuro diverso per tutti, non solo per alcuni. Sono manifestazioni contro il potere, contro la mafia, sempre. Tutti in paese sanno chi ha il potere, la mafia, ma nessuno ne parla. Nessuno parla dei mafiosi o dei loro affari.

Nella famiglia di Peppino l’atmosfera diventa irrespirabile, è impossibile respirare. Peppino continua a litigare con il padre, che alla fine lo caccia di casa, lo manda via.
Quel figlio degenerato, che non rispetta gli uomini d’onore, gli altri mafiosi, è un problema, è un problema sempre più grande per il padre. Ma per la madre è diverso e lo ascoltiamo qui nelle parole di sua madre Felicia e di suo fratello Giovanni.

– Mia madre non voleva mafiosi in casa.
– Io gliel’ho detto a mio marito: “bada! Latitanti in questa casa non ne devi portare”
– Dopo la ribellione di Peppino, anche lei [Felicia] comincia a capire chi è realmente il marito e in quale ambiente viveva. Mio padre ammirava tantissimo Peppino. Era orgoglioso di questo figlio così vivace, molto intelligente, che studiava. È chiaro che ne voleva fare una persona come pensava lui. Non c’è riuscito. Quando parliamo di rottura, noi dobbiamo essere chiari. Non è stata una mancanza di affetto nei suoi confronti, ma un modo di non condividere le sue scelte, le sue idee. Anche mia madre soffriva. Voleva salvare a tutti i costi la famiglia.
– Io ho tenuto la famiglia unita

Peppino sta da amici o in qualche garage dove si trova con altri. Intorno a lui nasce un gruppo con idee liberali e progressiste, che non riconosce i valori dei vecchi. I giovani di Cinisi fondano un circolo, un’associazione, culturale dove ci sono dibattiti, discussioni politiche e sociali, cineforum,film club, musica, informazione e controinformazione.

È in questo circolo culturale che i ragazzi hanno l’idea di fondare una radio. Erano gli anni 70 e le radio libere stanno diventando popolari in tutta Italia. La loro radio, radio AUT, farà la storia…

I ragazzi vanno così a Palermo a comprare il trasmettitore e l’antenna, chiamano due amici tecnici, che sanno come fare queste cose e si inizia… Spesso il segnale della radio è abbastanza debole, non forte, intenso. A volte girano in auto fuori Cinisi per vedere dove arriva. Radio AUT sarà la voce che parlerà a Cinisi di corruzione, diritti delle donne e dei lavoratori, criticherà il potere politico ed il vero potere, la mafia.

Peppino ha anche pensato a un programma «Onda pazza a Mafiopoli», in inglese Crazy wave in Mafialand, per parlare di mafia e dei suoi affari. In questo programma satirico, che fa satira, Peppino informa e prende in giro, he makes fun, gli uomini corrotti più importanti di Cinisi, Mafiopoli nel programma. E’ come un film western americano, dove comanda il capo indiano, nativo americano Gaetano, detto Tano, Badalamenti. Nel programma diventava il capo Tano Seduto, come il capo sioux Toro Seduto (in inglese Sitting Bull).

Si è conclusa la riunione della commissione edilizia di Mafiopoli […] Ci sarà un porticciolo bellissimo, da        dove le nostre merci potranno partire indisturbate, le nostre canoe cariche di eroi… eroi…che merci [eroin]. […] Sei miliardi concessi dalla tassa. Parola di Tano Seduto, grande capo. […] Sono sempre argomenti con i quali il grande capo Tano Seduto ha imposto la sua legge. “I miei metodi funzionano sempre”

Peppino sa che il modo migliore di battere la mafia, di parlare di mafia, consiste nell’usare la satira, fare cultura. Mancare di rispetto, to disrespect, è la cosa peggiore per un mafioso.

Ma parla anche di affari e di come tutti nel governo comunale e regionale collaborino con la mafia. Nessuno è escluso. Inizia a diventare pericoloso. Le persone, soprattutto i giovani ascoltano la radio di nascosto, in segreto. Non si ascolta la radio in famiglia o in piazza. Come abbiamo detto prima, tutti sanno, ma nessuno vuole parlare apertamente. Per questo si parla di omertà, a code of silence. Purtroppo non esistono traduzioni in inglese di questa parola.

Le voci girano ed il boss Badalamenti non può più sopportare, tollerare questo Peppino e le sue battute, jokes, i suoi scherzi. Manca di rispetto e racconta i loro affari, their business. Deve essere sistemato. They need to fix him, to teach him a lesson.

Badalamenti chiama il padre di Peppino e gli dice di sistemarlo.

Ma il padre dice che ha già fatto abbastanza. Lo ha già mandato via da casa. Ma Badalamenti lo minaccia, he threatens him, dice di fare attenzione.

Il padre non capisce perché Peppino non si uniformi. Sta rischiando la vita. Ma cosa può fare a Cinisi? Niente! Non conosce altri boss potenti. Parte allora per l’America per cercare protezione, per cercare qualcuno più potente di Badalamenti, che possa minacciare il boss. Ma è un fallimento e torna indietro con più paura di prima.

Una notte, mentre esce dalla pizzeria dove lavora, una macchina lo investe, lo colpisce, e Luigi Impastato muore sul colpo, subito. Giorni dopo al funerale, ci sono tutti i famigliari, compresi i suoi compagni mafiosi. Tutti cercano Peppino, ma lui si schermisce, he waves aside them. Non vuole vederli. Sono loro che lo hanno ucciso, secondo Peppino.

Passano i mesi e passano i giorni di radio AUT. Le denunce non sono abbastanza. Non si cambia Cinisi solo con la satira. Ci vuole un’azione politica, così decide di candidarsi alle elezioni del 1978 con un partito di idee comuniste-marxiste.
È l’unico modo per andare avanti…

È la notte tra l’otto e il nove di maggio 1978. Un treno sta correndo a tutta velocità vicino a Cinisi. I macchinisti del treno, the train drivers, sentono un colpo. Hanno colpito qualcosa sul binario, on the track, e quasi deraglia tutto il treno. Chiamano l’emergenza e fermano tutto. C’era un buco enorme nel terreno.

Il giorno prima, alle 8 di sera, Peppino aveva lasciato la radio per andare a casa. Doveva mangiare e poi aveva una riunione importante, un meeting, con i ragazzi del partito. Dovevano parlare della strategia prima delle elezioni.

Ma a casa non ci arrivò. E non arrivò nemmeno alla riunione. Gli amici lo cercarono, ma non si trovava. Cercarono anche fuori dal paese, ma niente.

Un suo amico si ricordò allora che un suo parente gli aveva detto di non andare in paese quella sera perché sarebbe successo qualcosa di grande, di serio.

La notte tra l’otto e il nove maggio sulla linea ferroviaria Trapani-Palermo, nei pressi di Cinisi. Quella notte alle quattro e trenta furono ritrovati su questi binari i resti di Giuseppe Impastato, 30 anni, studente universitario in filosofia. Uno degli animatori di un’emittente privata, Radio AUT, esponenete di Lotta Continua e candidato nella lista di Democrazia Proletaria nelle [elezioni] comunali di Cinisi.

Quando il fratello e gli amici arrivano al binario della ferrovia la scena è angosciante, distressing. Ci sono pezzi del corpo ovunque, sangue sui fiori e sugli alberi, budella, the guts, su un filo. Tracce di esplosivo, dinamite.

Gli amici fanno foto e vedeno del sangue su una pietra in un casolare vicino, una casa di campagna isolata. Chiedono alla polizia di analizzare il sangue e bloccare la scena del crimine. Ma la polizia ha un’altra idea.

Peppino era di sinistra, era un comunista estremo, e quindi, probabilmente un terrorista. La mafia non esisteva, ma il terrorismo di sinistra sì. Allora, la polizia perquisisce, they search, tutte le case dei compagni e amici di Peppino. Cercano qualcosa… E lo trovano, proprio in casa di Peppino.

È una lettera del suo diario. Ha scritto che voleva togliersi la vita, voleva suicidarsi. Era solo una cosa scritta 7 o 8 mesi prima, probabilmente in un momento triste. Ma nient’altro…

Per la polizia è abbastanza. Quello di Peppino era stato un caso di suicidio o attentato fallito, a suicide bombing. Era di sinistra estrema, era normale che pensasse ad un atto di terrorismo. Nessuna casa dei mafiosi era stata perquisita, searched.
Ma la madre Felicia non ci sta, non è d’accordo…

– L’hanno ucciso a Giuseppe, in quel modo, si immagini, braccia e gambe.
– Lei è la madre. Perché l’hanno ammazzato?
– Ma non lo so. Forse per la politica. Che saccio [che cosa ne so]…
– Qualcuno ha detto che Giuseppe voleva fare un attentato. Lei ci crede?
– No. Assolutissimamente. La odiava lui. La criminalità la odiava. Assolutissimamente no. L’hanno ucciso a Giuseppe

 Al funerale la famiglia di Peppino è sola. Nessuno a Cinisi va al funerale di Peppino. Nessuno. Ma pian piano arriva un corteo, a  demonstration. sono più di 1000 giovani da tutta la Sicilia che cantano:

«Peppino è vivo e lotta insieme a noi». Si fermano davanti a casa del boss Badalamenti, e urlano, e gridano. Vogliono giustizia. Alcuni giorni dopo Peppino viene eletto alle elezioni comunali con 199 voti. Non è più il tempo del silenzio, dell’omertà. Lo sa il fratello Giovanni, lo sanno gli amici, lo sa soprattutto la madre di Peppino, Felicia. Da allora la madre inizierà una lunga battaglia per avere giustizia. Non si nasconderà più e parlerà apertamente di che cos’è la mafia. Passeranno anni, fino al 2002, quando un tribunale condannerà finalmente Gaetano Badalamenti per l’omicidio di Peppino Impastato. Da quel lontano 1978 Peppino Impastato è il simbolo di un NO ribelle alla mafia, a tutti i costi.

Ha pagato con la vita per il bene di tutti. Lui che non aveva nulla da guadagnare, e tutto da perdere.
La storia di Peppino è la storia di molti che hanno lottato contro la criminalità e la mafia. Molti di loro oggi non possono più parlare, ma le loro parole continuano a vivere e ci ricordano quale morale seguire.
Se oggi non è più un problema (o è molto meno un problema) dire in strada che la mafia è una montagna di merda, è grazie a Peppino e a tutti gli altri che si sono sacrificati per un ideale.
I film americani, come il Padrino (the godfather), Scarface, hanno mitizzato la mafia. Hanno creato un’immagine romantica e stereotipata dei mafiosi. Uomini di rispetto ed onore, non compromessi, con valori di rispetto e lealtà.
Ma non è così. La mafia uccideva e opprimeva le persone. Non c’era niente di romantico.
E non c’era niente di romantico nell’uccidere Peppino e distruggere un sogno di libertà di alcuni ragazzi che avevano solo vent’anni.

Esistono molti stereotipi sugli italiani: Mangiapasta o mangiapizza, la famiglia, la cucina, l’arte, molti altri. Ma esiste anche lo stereotipo dell’italiano mafioso e/o corrotto.
Ma questa storia dimostra ancora una volta come in ogni nazione e posto del mondo esistono persone corrotte, senza morale, egoiste, che pensano solo a loro stesse. E poi ci sono persone coraggiose, che lottano per la giustizia, per tutti. Peppino è uno di questi. Peppino avrà sempre 30 anni e sarà sempre la voce giovane più forte contro la criminalità e la corruzione. Però ci insegna anche che decidiamo noi da quale parte stare.
E possiamo farlo un passo alla volta…

Se volete sapere di più sulla storia di Peppino Impastato vi consiglio il film di Marco Tullio Giordana «I cento passi», «One Hundred Steps». Trovate il link in descrizione. I cento passi del film sono quelli tra la casa di Peppino e quella di Badalamenti, per mostrare quanto poco, quanta differenza c’era nelle idee, e quanta poca c’era fisicamente. È un film un po’ difficile per la lingua, perchè usano molto il dialetto siciliano, ma è affascinante. Senza dubbi, uno dei più bei film italiani degli ultimi 25 anni. Consigliatissimo.

Sono curioso di sapere se avete commenti, se avete personaggi di questo tipo nel vostro paese e vi ricordo che potete condividere le vostre idee sul mio gruppo Telegram /learnitalianwithdavide
E ovviamente potete mandarmi i vostri feedback positivi e negativi. Vi ricordo che io non so fare podcast e sto imparando. E ovviamente suggerimenti per le prossime puntate, anche qui, scrivetemi sul gruppo.

Su patreon invece trovare lo script gratuito di questa puntata ed una lettura extra, per gli abbonati. Per questo episodio ho selezionato due interviste alla madre di Peppino, Felicia, l’altra protagonista di questa bella e brutta storia. Quindi se volete lo script o abbonarvi vi ricordo di andare ancora su patreon.com/learnitalianwithdavide La prossima settimana andiamo al museo. Parliamo di musei e di come sono cambiati o non sono cambiati in Italia. Se non volete perdervi la puntata, iscrivetevi al canale youtube o seguite il podcast su spotify, apple, google podcast e tutte le altre piattaforme.

Come sempre vi ricordo che

Non è la cultura che fa le persone
Ma le persone che fanno la cultura
Quindi, facciamo cultura insieme

A presto ragazzi

Ciao

Mettere in moto: to start the engine
Fino al midollo: to the core
Brillantina: hair wax
Iscriversi a un partito: to join a party
Legame: bond, link
Rendersi conto, accorgersi: to realise
Cacciare qualcuno: to throw sb out
Arrendersi: to give up
Litigare: To argue, fight
Prendere in giro qualcuno: to make fun of
Battuta: joke
Sistemare qualcuno: to teach sb a lesson, to fix sb
Minacciare: to threaten
Schermirsi: to wave aside
Macchinista: train driver
Binario: track
Angosciante: distressing
Budella: gut
Perquisire: to search (a house)
Togliersi la vita: to commit suicide

Sources

I cento passi (one hundred steps)

https://www.imdb.com/title/tt0238891/


DISCLAIMER

As you noticed, the name of the podcast has been changed, as the target of the project. There are too many “Learn Italian with…” about tiny details about the Italian language. However, they do not speak about Italian culture, the many focus of the new “Italian stories with Davide”