Ciao Ragazzi!
Every year, around this time, the Giro d’Italia is underway. It is one of the most important bicycle races all over the world. One of the most renowned Italian cyclists, Gino Bartali, made Italian history even beyond cycling. Apparently, he helped avoided a political revolution…
Today we talk about Bartali and the Bartali Myth
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E bentornati su Italian stories with Davide
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E iniziamo…
In queste settimane si corre in Italia il Giro d’Italia, una delle competizioni di ciclismo più importanti nel mondo. Un grande campione del ciclismo italiano e del Giro, Gino Bartali, ha avuto un ruolo fondamentale per unificare il paese nel dopoguerra, nel 1948. Quindi prendiamo la bicicletta ed iniziamo a pedalare
Sigla e diamoci da fare
[1.48]
È il 14 luglio 1948. Sembra una giornata tranquilla, rilassata di metà estate in Italia ed in Francia. Come tutti gli anni in Francia si festeggia, si celebra, la presa della Bastiglia, è festa nazionale. Bartali e la sua squadra di ciclisti italiani si trova, è, a Cannes, nel sud della Francia. Il Tour de France, la più importante competizione di ciclismo al mondo, è in pausa. Per Bartali, uno dei più forti ciclisti prima della seconda guerra mondiale, questo Tour non sta andando bene. Ha già 34 anni ormai, è difficile vincere di nuovo in Francia. Dopo la guerra, nel 1946, aveva vinto il Giro d’Italia, ma ormai stava invecchiando. I giovani, come il suo rivale Fausto Coppi, erano più veloci di lui. Ed anche in Francia, al Tour, c’erano giovani che avevano fame di vincere, volevano vincere a tutti i costi. Quel Tour era partito bene, con una vittoria… aveva anche vinto a Lourdes, sulle montagne.
Bartali solo contro la Francia tutta, ma la Madonna lo vuole primo alle soglie del suo santuario
Ma poi era sempre più lento. Ormai, dopo la tappa, the stage, del 13 luglio aveva 21 minuti di distanza dal primo nella classifica, il giovane Bobet. Ormai tutto sembrava andato, compromesso. La sua squadra voleva ritirarsi e tornare in Italia, ma lui non voleva mollare. Così, con quella voce rauca, a rasping voice, da fumatore di sigarette (molte), aveva portato tutti al mare, a Cannes, per distrarsi e rilassarsi.
Come diceva lui, Qui è tutto sbagliato, è tutto da rifare…
[4.06]
In Italia quel 1948 era stato strano, ma promettente. Ad aprile c’erano state le elezioni nazionali, dove la Democrazia Cristiana, il partito di centro, conservatore, aveva vinto con il 48%. Il paese era poco stabile ed il partito comunista, guidato da Palmiro Togliatti, aveva perso voti e consenso, ma era sempre presente. L’aria che si respirava era sempre tesa, tense, con i militanti comunisti che minacciavano una rivoluzione socialista, come in Unione Sovietica. Il leader del partito, Togliatti, aveva assicurato che era contro una rivoluzione armata. Ma chissà… Nessuno si fidava…
Quel 14 luglio, alle 11.30 del mattino un giovane ragazzo siciliano di destra aveva aspettato Togliatti fuori dal parlamento, aveva tirato fuori la pistola e sparato tre volte al leader comunista. Subito hanno portato Togliatti all’ospedale, ma era in condizioni critiche. Sembrava di tornare in guerra, alla guerra civile, tra fascisti, liberali, cattolici e comunisti… Subito iniziarono in tutto il paese rivolte, riots. La gente nelle strade… I comunisti, scontenti per le elezioni perse, volevano prendere la vittoria con la forza. Erano iniziati scioperi, strikes. Le fabbriche erano occupate, soprattutto nelle città industriali del nord. Anche il presidente della FIAT era stato preso come ostaggio. Anche in alcune città del sud, come Napoli e Taranto, c’erano rivolte. Addirittura a Genova c’erano le barricate, ed il governo aveva deciso di mettere un coprifuoco, a curfew. I segnali non erano buoni. Sembrava l’inizio della rivoluzione, davvero. In parlamento i parlamentari discutevano su cosa fare, ma senza una soluzione.
È a questo punto che, secondo la leggenda, il Presidente del consiglio, il primo ministro, De Gasperi, si ricorda del suo vecchio amico, militante del gruppo di Azione Cattolica, il ciclista Gino Bartali. Prende il telefono e lo chiama. Secondo la leggenda gli chiede se potrebbe ancora vincere il Tour. Sarebbe un’ottima notizia per tutta l’Italia e qualcosa di unitario per il paese. Ma come faceva un semplice ciclista a conoscere il presidente De Gasperi? Perchè questo Bartali era così famoso da fermare una rivoluzione?
Torniamo indietro di qualche anno…
[7.41]
Bartali nasce nel 1914 vicino a Firenze in una famiglia molto povera, e credente, religiosa. Non c’erano molti soldi ed il giovane Bartali a 13 anni deve imparare un lavoro. Inizia a fare l’apprendista meccanico all’officina di Oscar Casamonti, un ex ciclista che ora fa e ripara biciclette. Per tornare a casa, deve fare sempre una lunga salita ripidissima, a steep hill. I suoi amici devono scendere dalla bici, come tutti. Ma non come Gino. Gino fa questa salita tutti i giorni pedalando. Non scende mai. E spesso corre in bici con il fratello.
Poi un giorno Oscar, il meccanico, scopre il suo talento e lo convince a partecipare ad alcune gare di ciclismo. Inizia così la carriera di Bartali. Qualche anno dopo, a soli 22 anni vince la più importante gara in Italia, il Giro d’Italia, nel 1936. E l’anno dopo di nuovo. Mentre nel 1938 vince il Tour de France. Ormai è una star nazionale.
In questo bel periodo però accadono due eventi drammatici. Uno fisico, perché durante una gara ha un incidente e si rompe il naso. Non tornerà più come prima. Rimarrà schiacciato, flattened, e gli darà quell’aspetto caratteristico da pugile, da boxer, buono. Quel naso triste come una salita…
E perderà il fratello per un altro incidente in un’altra competizione. Morirà il fratello. E solo dopo un po’ di tempo Gino deciderà di tornare a correre in bici. È l’unica cosa che ama e sa fare bene.
Per correre in bicicletta bisogna amare la bicicletta. Invece tanti oggi corrono soltano perché hanno davanti un guadagno, non so. Il guadagno dev’essere la passione sportiva. Amare la bicicletta vuol dire andare senza fatica, allenarsi senza fatica a correre.
Come dicevamo prima, ormai è una star nazionale. Sì, perchè il ciclismo era allora lo sport popolare più amato in Italia. I ciclisti erano contadini, muratori, meccanici, tutte persone povere, come Bartali. Sarà popolare fino agli anni 60. Fino al Boom economico. Così tutti cercano di usare il mito di Bartali. I comunisti della sua regione, la Toscana, perché è un contadino; i cattolici, perché Bartali va sempre in chiesa, prega molto, è iscritto all’Azione Cattolica, un’associazione importantissima; e anche i Fascisti. Ma lui dedicherà sempre le sue vittorie alla Madonna ed ai tifosi. Mai a Mussolini, il Duce. Non si iscriverà, join, mai al partito fascista. È amico di De Gasperi ed un esempio per il Papa e per i giovani cattolici.
Oh, quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali… Quel naso triste come una salita, quegli occhi allegri da italiano in gita
[11.41]
Ma nel 1939 inizia la Guerra. Il Tour si ferma perché la Francia è in guerra. Ma l’Italia non ancora. C’è ancora un ultimo Giro d’Italia nel 1940. C’è un giovane nuovo nella squadra di Bartali: è Fausto Coppi. Bartali fa una vita sregolata, senza regole e limiti: beve alcol, fuma sigarette, beve caffè, parla sempre e va a letto tardi. Invece, Coppi è silenzioso, magro, salutista, alto. Anche il naso è diverso: lungo ma dritto. Vincerà lui il Giro nel 1940 e sarà l’inizio della più grande rivalità sportiva in Italia. Ma non c’è tempo, perché il giorno dopo la fine del Giro, l’Italia entra in guerra… Saranno anni difficili, in cui sarà difficile allenarsi. Bartali riuscirà ad evitare la guerra, ma gli anni più importanti per il suo fisico saranno sprecati, wasted.
Finalmente arriva il 1946. È l’inizio di una nuova era: l’Italia è stata liberata dai nazi-fascisti ed è diventata una Repubblica. Ed anche il Giro d’Italia riinizia, anche se in un paese distrutto dalla guerra con strade danneggiate, damaged, e ponti provvisori, temporary bridges. Questa volta è Bartali a vincere su Coppi, ma per poco. Infatti l’anno dopo vince Coppi. Secondo i giornali è l’inizio della fine per Bartali. Ormai deve accettare che sta invecchiando.
Al Tour del 1948 non è il favorito, come abbiamo detto. Coppi non partecipa al Tour, ma ci sono tutti i giovani francesi, come Bobet. Tutti nella sua squadra hanno pensato che fosse solo una formalità. E che dopo alcune tappe, Bartali e gli altri italiani si sarebbero ritirati. Invece Bartali parte forte e vince la prima tappa, ma dura poco… I francesi e Bobet riprendono la leadership della competizione anche quando Bartali vince sulla montagna, a Lourdes. A Lourdes, secondo un’altra leggenda e ci sono molte leggende su Bartali, come avete capito, prende una medaglia della Madonna di Lourdes che metterà poi sul manubrio, the handlebars, della bici per protezione. Ma ormai tutto sembra finito… fino a quella telefonata del presidente De Gasperi del 14 luglio…
[15.08]
Nei tre giorni successivi, dopo la telefonata, Bartali diventa incontenibile, unstoppable. Vince tutte e tre le tappe di montagna e ritorna in maglia gialla, cioè in testa, leading, al Tour. E rimarrà in testa fino a Parigi, fino alla fine. La notizia è incredibile quando arriva in Italia. Secondo la leggenda la vittoria di Bartali è servita a riunificare il paese: dai cattolici, come Bartali, ai comunisti contadini ed operai, grandi tifosi di Bartali. Secondo il mito, anche il povero leader del partito comunista, Togliatti, in ospedale, dice di stare bene e subito dopo chiede i risultati di Bartali al Tour. Probabilmente tutte leggende, come quella della famosa telefonata. Ma è stata la stampa cattolica ad inventare e portare avanti questo mito. La verità è che c’era una possibile rivoluzione, ma è il Partito comunista che non la voleva davvero. Per questo sono finite le rivolte, the riots.
Hanno detto tante volte in tutti i posti che vado che la mia vittoria in quella tappa cambiò queste acque torbide che erano venute in Italia, ma io non ci ho mai dato caso. Io al Giro di Francia feci la mia corsa, sapendo che dovevo vincere il Giro di Francia, se si andava a fondo. Poi, in Italia quello che è successo l’ho saputo quando sono tornato dopo il Giro di Francia veramente.
Dal punto di vista sportivo, il Tour 1948 rimarrà l’impresa di Bartali, il suo capolavoro. A 34 anni è incredibile rimontare, come back, da meno 21 minuti contro un rivale, Bobet, che vincerà in futuro tre Tour de France. È una vittoria contro tutti i giornalisti critici che dicevano che era bollito, finito. Il Tour è la sua rivincita, his revenge, contro tutte le critiche.
Ma il mito di Bartali è un’altra storia. In realtà la vittoria del Tour avviene il 25 luglio, molto dopo l’inizio delle rivolte in Italia, e dopo la loro fine. Nessun giornale locale ha parlato di cambiamenti per la vittoria di Bartali. Nessuno. Ma il mito di Bartali è rassicurante, reassuring, perché fa dimenticare la possibile rivoluzione, le differenze tra comunisti e cattolici. Questa leggenda tiene tutti insieme. Crea quello che sarebbe stato per oltre 40 anni il grande compromesso: una nazione di comunisti e cattolici, di sinistra e destra, che stanno insieme, che trovano un modo di collaborare, per ritornare ad essere una nazione dopo la guerra.
Anche questa puntata è arrivata alla fine.
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Sources
Gino Bartali, il giusto nazionale – Passato e Presente (RAI)
https://www.raiplay.it/programmi/ginobartaliilgiustonazionale-passatoepresente
Italiani con Paolo Mieli – Gino Bartali
https://www.raiplay.it/video/2020/05/italiani-gino-bartali-52a930b9-cabe-42e5-af9f-59c87069d580.html
Paolo Conte – Bartali
John Foot – Pedalare
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