Ciao Ragazzi!
In this episode, we talk about literature.
Could a poetess have a life more tragic than her works?
It is the case of Alda Merini, the poetess of the Navigli
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Ciao ragazzi
E bentornati su Italian stories with Davide
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Dunque, era da un po’ che volevo fare questa puntata, una puntata più letteraria. Quale esempio migliore di Alda Merini, la poetessa dei Navigli, a Milano. Una vita difficile, piena di gioia e dolore. Come la sua poesia.
Sigla e iniziamo
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
Così Alda Merini, la grande poetessa milanese, riflette sulla sua data di nascita, che coincide con l’inizio della primavera, un’altra rinascita che vediamo dopo ogni inverno. Ma riflette anche sulla sua pazzia, her insanity, che secondo lei, è un po’ come la primavera. In pochi versi è racchiusa tutta l’esperienza della Merini: slancio vitale, a vital impulse, e follia insieme.
Alda nasce nel 1931 a Milano, in viale Papiniano, 57, a due passi dai Navigli. A Milano non ci sono fiumi che passano per la città. È un fatto strano, perché in generale quasi in tutte le città c’è un fiume o un torrente. A Milano no. E quindi tra il 12esimo e 16esimo secolo i milanesi hanno creato un sistema di canali navigabili (da qui il nome naviglio, navigium in latino, che significa barca, imbarcazione)… I milanesi hanno creato questi canali per collegare Milano al fiume Ticino, che va verso sud nel fiume Po, ed al Lago Maggiore e il Lago di Como verso nord. Oggi il quartiere Navigli, a sud del centro, è uno dei posti più trendy, di moda, della città, pieno di nuovi bar, locali dove si trova la movida milanese, nightlife in inglese. Non so perché dobbiamo usare un termine spagnolo per dire vita notturna. Ma vabbè…
Eppure dalla fine del 1800, quando i commerci iniziarono ad usare strade e treni, invece delle barche, i Navigli divennero sempre più poveri. I canali erano inquinati, polluted, non c’erano più barche, e gli abitanti erano tutti poveri della classe operaia. Solo dagli anni Ottanta e soprattutto negli ultimi anni questa zona è stata riqualificata, gentrificata. Alda Merini non è mai stata trendy, glamour. Forse lo è stata quando i suoi Navigli hanno iniziato a tornare vivi.
Ma ripartiamo dall’inizio…
Alda nasce da Nemo Merini, discendente di un conte, e dalla madre Emilia, casalinga, una donna bellissima. Fin da piccola, il padre le spiega le parole, le regala un vocabolario; è un uomo molto colto, educated. La madre è l’opposto: vieta di leggere libri, perché vede in Alda una futura casalinga, come lei. Eppure il padre è stato un grande maestro per Alda…
Mio padre è stato un grande maestro per me, è stato un grande maestro d’amore, perché, guardando come mio padre amava mia mamma, io ho imparato nella mia famiglia il senso dell’amore.
Ma presto inizia la guerra e gli Alleati iniziano a bombardare Milano. La casa dei Merini viene distrutta. Alda e la famiglia scappano in campagna. Quando arrivano si buttano nell’acqua delle risaie, perché in acqua le bombe non esplodono. Solo il padre rimane in città. Alda, la madre ed i fratelli vanno in campagna, vicino a Vercelli, dove stanno da una zia per ben tre anni.
Una volta tornati a Milano, vuole iscriversi al liceo, vuole studiare. Ma, secondo le note ufficiali, non passa l’esame di ammissione di italiano, che sembra abbastanza strano. Ma la verità è che, purtroppo, dopo la guerra non ci sono soldi; il padre non può farla studiare e mantenere anche la famiglia. E lei deve rinunciare. Ma forse è meglio così…
Già… perchè una sua maestra delle scuole medie legge una sua poesia e trova un contatto con Giacinto Spagnoletti, critico letterario e poeta. A sedici anni, si presenta a casa di Spagnoletti con chili letteralmente di poesie. Non smetteva mai di scrivere e Spagnoletti è rimasto a bocca aperta, sorpreso. Alda non ha bisogno di un liceo o di un’università. Si era istruita prima con i libri del padre ed ora, a casa di Spagnoletti, dove le più grandi menti, i più grandi autori, parlano di letteratura. E lei continua a portare poesie, corrette e ammirate da tutti.
Un giorno torna a casa con una recensione di Spagnoletti. La mostra a suo padre… ma lui la distrugge in mille piccoli pezzi. “La poesia non dà il pane” dice lui. È il 1947 e i primi problemi mentali di Alda iniziano. I dottori diagnosticano un disturbo bipolare, bipolar disorder, e viene internata in un manicomio, an asylum, un ospedale psichiatrico, per un mese. Nonostante questo è un astro nascente, a rising star, iniziano a pubblicare le sue poesie su molte antologie e ha molte relazioni amorose difficili con altri autori e poeti famosi. Finalmente nel 1953 pubblicano la prima raccolta di poesie, La presenza di Orfeo, che ottiene critiche positive di tutti i poeti e critici italiani più famosi, tra cui Pasolini, Montale, Quasimodo. Pasolini la paragona a Rilke, qualcosa di unico in Italia.
È un anno di svolta, a turning point, il 1953. Cambia vita e sposa Ettore Carniti, prima operaio e poi panettiere, a baker. Hanno due figlie. Il marito fa un lavoro non convenzionale: lavora di notte e dorme di giorno e, quindi, c’è bisogno di silenzio in casa. È un cambiamento forte per Alda: ora ha un marito semplice, due figlie e lei dev’essere una brava casalinga. C’è un calo di attenzione per i suoi libri, nonostante siano pubblicate altre sue raccolte di poesie.
Nel 1964 ritornano i problemi mentali, che forse non l’avevano mai lasciata. Il marito la fa internare di nuovo. È l’inizio di una spirale che continua fino al 1972. A volte rimane in manicomio per settimane, altre volte per mesi. A volte il marito la faceva internare, a volte era lei che voleva tornare in manicomio. L’elettroshock le faceva dimenticare il dolore, the pain, diceva lei. Il marito non la andava a trovare, la visitava, ed il dottore che la curava le aveva messo a disposizione una macchina da scrivere per continuare a fare poesia, anche in manicomio. Era un mondo diverso per lei, dove rifugiarsi per dimenticare il dolore del mondo.
Così ricorda questo periodo la figlia
E poi questo entra e esci dall’ospedaale, in una persona che era un po’ fragile da quel punto di vista lì, è stato dirompente. Per cui, per anni la cosa è continuata con cure, con ricoveri, richiesti da lei o proposti da loro. Insomma, comunque, dentro e fuori…ecco…
Ha altre due figlie, ma viene considerata incapace e le figlie sono affidate ad altre famiglie. Continuano periodi di salute e di malattia, fino al 1978, fino alla riforma del sistema psichiatrico, la famosa Legge Basaglia. Ma di questa legge parleremo in un altro episodio…
L’anno successivo inizia a scrivere sulla sua esperienza in manicomio. Deve raccontare a chi è fuori. Il risultato è il suo capolavoro, her masterpiece, La terra santa (The Holy land), pubblicato a inizio anni Ottanta. Negli stessi anni muore il marito Ettore, sposa un altro poeta di ottant’anni, trenta più di lei, e si trasferisce a Taranto, sul mare del Salento. È l’inizio di un periodo di serenità, le sessioni di terapia sembrano funzionare e Alda ha crisi meno frequenti.
Dopo la morte del secondo marito, torna a Milano. Torna al suo appartamento di ringhiera di Porta Ticinese, sui Navigli. Una casa di ringhiera era allora un tipo di case popolari, social housing, piccola e caratteristica, soprattutto a Milano. Ovviamente, oggi queste case sui Navigli sono diventate molto di moda e molto costose. Ma allora non era così. Ed il suo appartamento le assomigliava molto. Tutto era in disordine, odore di sigarette ovunque, fogli scritti, la serratura, the lock, sempre aperta per nuovi visitatori.
Sembra che il mondo si sia dimenticato di lei. Ma non è così. Frequenta il Bar Chimera, dove si trovano altri autori, poeti e scrittori. Da quest’atmosfera, da questi incontri ritorna al successo con alcune raccolte di poesie ormai famose, come Delirio amoroso (Love delirium). Nel ’93 vince il Premio Librex Montale per la poesia. È in questi anni che nasce l’Alda Merini della televisione. Diventa un personaggio culturale riconosciuto da altri simboli della cultura italiana popolare, da scrittori a musicisti, come Lucio Dalla, a programmi televisivi. Esprime sempre punti di vista diversi e raffinati che la fanno conoscere al grande pubblico, people at large.
È così che molti la ricordano, negli ultimi anni di vita. Una signora tonda, con una pelliccia, a fur coat, una voce strascicata, impastata, a furred tongue. Sembra che non muovesse le labbra, her lips, quando parlava. La sigaretta accesa sempre con lei.
La poesia è un mezzo per arrivare al cuore di un altro, per ingentilirlo, per educarlo, ma non risolve una bolletta da pagare, tesoro. Dopo la pratica è un’altra cosa. La poesia è una realtà cruda, perché fatta di parole, è fatta di pensieri, di dolore, di dolore per gli altri altre, che però non si osa dire. È un grande pudore universale. È un ammonimento, ma non è la cura. La cura è o una gran fede in Dio, o anche un analista esperto. Io oserei dire anche un elettroshock che lo faccia dimenticare [il dolore], perchè si può impazzire…
È morta nel 2009, in novembre, quando la primavera è lontana ed ormai è inverno, tempo di dormire.
Dieci anni dopo, nel 2019, il Comune di Milano ha intitolato un ponte dei Navigli alla poetessa. Se andate a Milano, andateci su questo ponte. Salite e guardatevi intorno, il torrente, il Naviglio e le case di colori opachi. È un posto magico che con il sole sembra incantevole, ma una nuvola può farlo tornare grigio, triste e industriale. Come la vita di Alda Merini.
Lo scorso marzo avrebbe festeggiato i suoi 80 anni
Era nata il 21 marzo, la giornata internazionale della poesia. Che coincidenza…
Bene. Spero che vi sia piaciuta questa puntata. Fatemi sapere se avete commenti, feedback e altro. Potete commentare o scrivere sulle mie pagine Instagram o Facebook, o sul mio sito.
La prossima settimana ricorreranno vent’anni dai fatti e dagli scontri del G8 di Genova del 2001. Molte persone parleranno di questo e proviamo a farlo anche noi. Seguite le pagine per tutti gli aggiornamenti.
Per ora è tutto. Vi auguro una buona settimana
E vi ricordo che
Non è la cultura che fa le persone
Ma le persone che fanno la cultura
Quindi, facciamo cultura insieme
Alla prossima, ragazzi
Ciao!
Pazzia: insanity Slancio: impulse Movida: nightlife Inquinato: polluted Riqualificato: gentrified Colto: educated Rimanere a bocca aperta: surprised Disturbo bipolare: bipolar disorder Manicomio: asylum Astro nascente: a rising star Svolta: turning point | Panettiere: baker Dolore: pain Andare a trovare qc: to visit sb Capolavoro: masterpiece Case popolari: social housing Serratura: lock Grande pubblico: people at large Pelliccia: fur coat Voce impastata: a furred tongue Labbra: lips |
Sources
Alda Merini – La terra santa
https://www.aldamerini.it/?page_id=10572
Alda Merini – Delirio Amoroso
Alda Merini – Diario di una diversa
RAI – Italiani – Alda Merini
RAI – L’attimo fuggente – Alda Merini
https://www.raiplay.it/video/2017/07/LATTIMO-FUGGENTE-919c706d-c39f-4c4e-8209-4af44a72d274.html
RAI – Scrittori per un anno – Alda Merini
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