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in this episode, we talk about one of the most acclaimed film directors of the last 25 years, Paolo Sorrentino. We dive deep into his life and his cinema full of suspance, irony and love…



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Ciao ragazzi

E bentornati su Italian stories with Davide

Il podcast che vi parla in italiano di storie, lingua e cultura

Come state? Sono state due settimane lunghe. Ho lavorato molto, ma per fortuna c’era un po’ di sole. Quindi è stato un buon inizio di Settembre. E voi? Sono finite le vacanze e siete tornati a lavoro? Allora questo episodio fa per voi… perchè entriamo in un mondo nuovo attraverso il cinema.

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Ah, stavo per dimenticare, la trascrizione dell’episodio è sul mio sito italianstorieswithdavide.com Trovate il link in descrizione.

Ma ora, dicevamo, entrare in un mondo nuovo… entriamo nel mondo di uno dei migliori registi italiani degli ultimi 25 anni. Nel 2014 ha vinto l’Oscar. E oggi parliamo della vita e del cinema di Paolo Sorrentino.

Sigla e luci, motore e azione!


Prima di iniziare vi ricordo che è una puntata sui film e sul cinema, quindi contiene spoiler. State attenti.

Allora, in questi giorni a Venezia si sta svolgendo, c’è, il Festival del cinema. Uno dei più importanti nel mondo che porta ogni anno le stelle di Hollywood e del cinema internazionale sulla laguna veneziana. Tra di loro, quest’anno c’era un altro ospite. Era stato a Venezia nel 2001 per presentare il suo primo film, L’uomo in più. Ovvio, è il regista Paolo Sorrentino, che presenta il suo ultimo film, E’ stata la mano di Dio.

La mano di Dio è quella del calciatore Diego Armando Maradona. Nel Mondiale di calcio del 1986, nella stessa partita contro l’Inghilterra ha avuto la capacità di fare il gol più bello di sempre, ed il gol più illegittimo di sempre. Aveva fatto gol con la mano, l’unica parte proibita, che non si può usare, a calcio. E Maradona aveva detto che era stata la mano di Dio. Un gesto proibito, divino o non divino, che aveva salvato la sua squadra.

Sorrentino, film, Maradona? Ha fatto un film su Maradona? No, è più complicato…

Torniamo all’infanzia di Sorrentino

[Slowly Until We Get There – Joey Pecoraro]

Paolo Sorrentino nasce a Napoli nel 1970 da una famiglia medio-benestante. Sua madre Tina fa la casalinga, suo padre Sasà è direttore di banca. È una vita molto spensierata e tranquilla. Ecco che cosa dice a Raffaella Carrà, durante un’intervista…

“Però te giocavi con Big Gym” “Sì!” “Ma non è che giocassi con Big Gym come fanno tanti bambini. Già ti inventavi le storie… Cosa faceva questo Big Gym?” “Io sono sempre stato molto isolato. Anche perchè mio fratello e mia sorella sono molto più grandi di me. Ero una sorta di figlio unico camuffato. Quindi non è che giocassi con mio fratello o con mia sorella. Stavo per conto mio e elaboravo delle storie. Poi di fatto è quello che ho continuato a fare anche da grande. Ho avuto questa fortuna di perpetuare l’infanzia a oltranza”

Se volete vedere tutta l’intervista, vi lascio il link in descrizione, perché è fatta molto bene. E se vi interessa ascoltare anche la storia di Raffaella Carrà, rivede la puntata numero 13 del podcast.https://italianstorieswithdavide.com/13-raffaella-carra/

Ma nel 1984 tutta Napoli è sconvolta, upset, per l’arrivo del più forte giocatore del mondo, Diego Armando Maradona. Viene a giocare a Napoli… Ma come? Ma davvero?

Oh mamma mamma mamma, Oh mamma mamma mamma, Sai perchè mi batte il Corazon, Ho visto Maradona, Ho visto Maradona, e, mamma, innamorato son

Così cantavano i tifosi del Napoli ogni volta allo stadio. Ma era più del calcio. Per anni i napoletani erano stati trattati male da tutto il resto d’Italia, visti male e accusati di non volere lavorare, di essere criminali, truffatori, crooks, impossibili da governare. In poche parole erano disprezzati, underestimated. Maradona ed il calcio erano la rivalsa della città, the revenge.

E tra i tanti tifosi del Napoli c’era anche il giovane Paolo, che andava con il papà allo stadio per vedere Maradona.

Nel 2014 Paolo vince l’Oscar per il film La grande bellezza (The great beauty). Sentite chi ringrazia…

“And the Oscar goes to… “The Great Beauty”, Italy, Paolo Sorrentino” “Thank you to the Academy, to Toni and Nicola, all the actors, producers and the crew. Thank you to my sources of inspiration: Federico Fellini, Talking Heads, Martin Scorsese and Diego Armando Maradona…”

Ma non è un po’ troppo. No. Probabilmente no. Maradona gli ha salvato la vita.

Due anni dopo l’arrivo di Maradona, il Napoli ha una squadra competitiva, che lotta, battles, per vincere il titolo. Paolo vuole andare in Toscana, a Empoli, per vedere il Napoli. Suo padre non è subito d’accordo. Ma molte volte aveva detto di no e questa volta aveva ceduto, he gave up. Lui e la madre di Paolo sarebbero andati in montagna in Abruzzo – al padre piace sciare e aveva comprato una casa in montagna – Paolo sarebbe andato a vedere la partita in Toscana.

Ma una notte, mentre i genitori di Paolo dormono nella casa di montagna, c’è una fuga di gas, a gas leak, e muoiono mentre dormivano. La passione per Maradona, la mano di Dio, ha portato Paolo lontano da quella casa e lo ha salvato. Ma come si fa a ricominciare, to start over, dopo tutto questo. È impossibile. Si può solo provare a mettere la passione in qualcosa di artistico per dimenticare a volte le cose che sono impossibili da dimenticare.

[The Album Leaf – Window]

Il suo sogno è fare il musicista, ma ci vuole troppo tempo, troppa pratica. E poi vede film come Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders e Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore. In quel momento capisce che il cinema può parlare di tutto.

Nel frattempo inizia l’università. Si iscrive a economia, come il padre. Ma inizia anche a lavorare nel cinema. Non ha studiato niente e accetta tutti i tipi di lavoro in produzioni locali. Però l’organizzazione non è la sua migliore qualità. Spesso è in ritardo quando deve portare gli attori sul set del film, guida l’auto come un pazzo, a volte perde i girati, il filmato della giornata. È una frana, he’s hopeless. Ma scrive anche sceneggiature, the screenplays. Ma nessuno le legge.

Secondo la leggenda, una sera di dicembre è al freddo fuori. Deve controllare che un faro, una luce illumini un edificio, un palazzo, a un chilometro dal set del film. È solo, al freddo, e si chiede che cosa stia facendo. Forse sarebbe meglio tornare sul set e dire al regista, al produttore che lui dà le sue dimissioni, he resigns. Ma mentre sta tornando, il produttore Nicola Giuliano gli dice che ha letto le sue sceneggiature e visto un suo cortometraggio, a short film. Vogliono lavorare con lui.

Paolo lascia economia e si dedica al cinema a tempo pieno, full time. Presenta i primi lavori, i primi cortometraggi e ha buone recensioni, review. Così arriva il 2001. Ha trent’anni e deve girare il suo primo film, L’uomo in più (One man up). Il film parla di due uomini, un cantante e un calciatore, che hanno vite parallele. Si chiamano tutti e due Antonio Pisapia. Tutti e due avevano successo, poi qualcosa è andato male e la loro vita è diventata miserabile. Provano in tutti i modi a ritornare al successo, ma non ci riescono. Il calciatore si suicida, perchè è un uomo triste, senza ironia. Ma il cantante no…

Mio ricordo quando cantai a New York e Frank Sinatra dovette venire a sentirlo questo fenomeno di Toni. Mi ricordo di mia madre, quando era giovane. Che vi devo dire, per me rimane la donna più che ho conosciuto nella mia vita. Poi mi ricordo un amico. Si chiamava Antonio Pisapia. Era un grande calciatore e voleva fare l’allenatore. Non gliel’hanno fatto fare e si è suicidato. Ma io non mi suiciderò mai. Perchè un’altra cosa mi ricordo io. Io ho sempre amato la libertà e voi non sapete manco che cazzo significa. Io ho sempre amato la libertà. Io sono un uomo libero.

È la chiave di tutti i film di Sorrentino: uomini che cercano di uscire con ironia dalla tragedia della loro vita. Ma il calciatore che non è ironico perde. All’inizio di questo film c’è una frase del calciatore Pelè: “Nella vita non esiste il pareggio”, in life drawing doesn’t exist

Ma questo film è importante perchè inizia il sodalizio, the partnership, tra Sorrentino ed uno dei migliori attori degli ultimi vent’anni, Toni Servillo…

“Raccontami chi è Toni Servillo per te?” “Toni Servillo per me è un fratello maggiore. È un’altra delle persone da cui mi lascio guidare molto piacevolmente. È una persona che mi ha insegnato a relazionarmi con le persone del lavoro. Io ero da ragazzo molto più impulsivo, irascibile. Mi ha insegnato a calmarmi… All’inizio lui non credeva assolutamente in me. Giustamente. Anche io non credevo in me. Quando gli portai questa sceneggiatura del mio primo film lui non la lesse per un bel po’ di tempo. Poi il mio produttore che era anche il suo escogitò un’idea…bluffò e disse guarda, abbiamo già trovato un altro attore e, a quel punto, lui la lesse immediatamente”

Tre anni dopo, un nuovo film, Le conseguenze dell’amore (The consequences of love), un film che parla di…

Spoiler… mandate avanti di due minuti se non volete rivelazioni

3,2, 1….

Parla di Titta, un uomo misterioso che lavora come un prigioniero in un hotel in Svizzera. Conserva denaro per la Mafia siciliana e non può andare via da questo hotel. Non ha emozioni.

Il mio segreto inconfessabile è questo… e non è l’unico. Sulla droga la società civile tende a semplificare, distinguendo il mondo in tossicodipendenti e non tossicodipendenti. Questa separazione netta non tiene conto di situazioni intermedie molto diffuse, come la mia. Io faccio uso di eroina una volta la settimana da ventiquattro anni, solo il mercoledì mattina e solo alle dieci in punto. Non ho mai, dico mai, fatto strappi alla regola. Non posso definirmi un tossicomane, non posso definirmi un uomo estraneo al problema della droga.

La sua vita cambia quando decide di aprirsi e parlare con la cameriera del bar. Tornerà ad essere umano e provare emozioni, ma lo porterà anche alla morte. Questo tema è quello del film successivo L’amico di famiglia (The family friend), la vita di un usuraio, a usurer, con una vita tragica che rimane sempre più solo, e non riesce ad usare l’ironia per vivere.

Sono tutti film che vincono premi importanti, ma è Il Divo del 2008 che fa conoscere a tutti il talento di Sorrentino. È un film sulla vita pubblica e privata del politico Giulio Andreotti, sette volte primo ministro italiano, durante molti misteri italiani di neofascismo, mafia e servizi segreti. Un uomo di mistero, divisivo. Il simbolo del potere nel bene e nel male.

Nel corso degli anni mi hanno onorato di numerosi soprannomi: il Divo Giulio, la Prima-lettera-dell’-alfabeto, il Gobbo, la Volpe, il Moloch, la Salamandra, il Papa Nero, l’Eternità, l’Uomo-delle-tenebre, Belzebù; ma non ho mai sporto querela, per un semplice motivo, possiedo il senso dell’umorismo

Per Sorrentino, il cinema è un modo per risolvere un mistero, e in Italia abbiamo avuto molti misteri connessi alla politica, alla mafia, al Vaticano. Il Divo prova a spiegare che cos’è il potere, una chiave dei misteri italiani, una verità, ma non l’unica.

Il Divo vince il Premio della Giuria al Festival di Cannes. Il presidente della Giuria in quell’edizione è l’attore americano Sean Penn, che è incantato e chiede a Sorrentino di lavorare insieme nel futuro. Sorrentino non perde l’occasione e scrive un film proprio per lui, This must be the place.

Il film parla di un ex cantante che vive in un mondo chiuso, ma che, dopo la morte del padre, cerca il carnefice, the oppressor, di Auschwitz. È un film fatto per Sean Penn e che l’attore interpreta molto bene. Ma è molto diverso dai classici temi, argomenti di Paolo.

Due anni dopo, c’è il ritorno, La Grande Bellezza, un film che parla dello scrittore anziano Gep Gambardella e del suo mondo. Gep aveva scritto un libro da giovane e poi aveva smesso. Preferisce andare alle feste lussuose con i suoi amici.

A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano sempre la stessa risposta: “La fessa”. Io, invece, rispondevo: “L’odore delle case dei vecchi”. La domanda era: “Che cosa ti piace di più veramente nella vita?” Ero destinato alla sensibilità. Ero destinato a diventare uno scrittore. Ero destinato a diventare Jep Gambardella.

Tutti loro hanno vite distrutte e stanno bene solo insieme, scherzano e usano l’ironia per dimenticare le loro tragedie. Questo film che parla delle celebrità e delle feste di Roma ha avuto molti paragoni con La dolce vita di Fellini, ma oggi la dolce vita non esiste più…

Stefania, madre e donna: hai cinquantatre anni e una vita devastata, come tutti noi. Allora, invece di farci la morale, di guardarci con antipatia, dovresti guardarci con affetto. Siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che guardarci in faccia, farci compagnia, pigliarci un poco in giro.. o no?

È solo l’ironia che aiuta le persone. E vince l’Oscar come miglior film straniero…

Dopo La grande bellezza, fa altri film come Youth e Loro, che parlano del diventare vecchi e del potere. Fa una serie TV con Jude Law, The young pope, per HBO.

Ma c’è bisogno di un cambiamento… finalmente arriva con È stata la mano di Dio

Sì, è un insieme di cose. Un po’ mi ero annoiato di girare sempre con frizzi e lazzi, diciamo. Da spettatore sono sempre pronto quando i registi vanno avanti negli anni e sta cominciando a fare le cose alla maniera di se stesso… Ad un certo punto mi sono reso conto che ero io quello che stava facendo le cose alla maniera di me stesso. E allora ho pensato che bisognava dirottare radicalmente da un punto di vista dello stile. E questo era il film giusto proprio, perchè è un film dove i sentimenti, le emozioni stanno lì. Bisogna semplicemente raccoglierli, mettendo una macchina fissa.

Non ci sono più piani sequenza lunghi alla Martin Scorsese, o simboli alla Fellini, come la giraffa. Non ci sono più i party sfarzosi, lavish. Vi lascio alcuni esempi in descrizione. Paolo aveva bisogno di fare qualcosa di più autobiografico, di guardarsi dentro, con tutto quell’amore e quel dolore, per avere un nuovo inizio…

Ecco. Durante la presentazione del film, il regista ha ripreso un pensiero di Bukowski che riassume tutta la sua storia ed il suo cinema…

Gli Dèi sono stati proprio buoni,

l’amore è stato bello

e il dolore è arrivato a vagonate

[The Album Leaf – Over the Pond]

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Vi ricordo che sul mio sito trovate i contenuti extra dell’episodio, con le fonti, e le trascrizioni.

Noi ci rivediamo tra due settimane con una nuova puntata, quindi

Non è la cultura che fa le persone
Ma le persone che fanno la cultura
Quindi, facciamo cultura insieme


Alla prossima, ragazzi
Ciao!

Regista: director
Benestante: wealthy
Sconvolto: upset, shocked
Truffatore: crook
Disprezzato: underestimated
Rivalsa: revenge
Lottare: to battle, fight
Cedere: to give up
Fuga di gas: a gas leak
Ricominciare: to start over
Essere una frana: to be hopeless
Sceneggiatura: screenplay
Dare le dimissioni: to resign
Cortometraggio: short film
Recensione: review
Girare: to shoot (film)
Sodalizio: partnership
Usuraio: usurer
Carnefice: oppressor
Sfarzoso: lavish

Sources

BBC The Art of Directing

https://www.bbc.co.uk/programmes/n3ct3jc4


RAI – A raccontare comincia tu

https://www.raiplay.it/video/2019/04/A-raccontare-comincia-tu-Paolo-Sorrentino-b725bdc2-f1ff-4808-995d-b6b22b4b47b4.html


È stata la mano di Dio | Teaser ufficiale | Netflix


Piano sequenza – L’uomo in più


Il Divo – Piano Sequenza


Il Divo


La Grande Bellezza – La Festa



Russell Kilbourn – The Cinema of Paolo Sorrentino: Commitment to Style


Paolo Sorrentino – Hanno tutti ragione