Ciao Ragazzi!
In this episode, we talk about an Italian cartoonist, an activist, a reporter, an intellectual. We talk about Zerocalcare, his world, and how he draws our society and our lives
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A Novembre è uscita su Netflix la serie animata “Strappare lungo i bordi”, Tear Along the Dotted Line in inglese, una serie di Zerocalcare. Come definire Zerocalcare? È un fumettista, il più importante e famoso di oggi, un attivista e un militante, un reporter di guerra e tanto altro…
Ciao ragazzi
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Sigla e iniziamo…
Dopo dieci anni di carriera come fumettista, cartoonist, di successo, Zerocalcare ha scritto e realizzato la sua serie tv su Netflix. I suoi libri di romanzi grafici, o graphic novel, hanno venduto più di un milione di copie. Un risultato incredibile per il mondo dei fumetti, comics. Il primo giorno su Netflix era la seconda serie più vista in Italia ed è diventata in pochi giorni la più vista. Tutti parlano di Strappare lungo i bordi.
In questa serie di 6 episodi, vi lascio il link in descrizione, trovate tutto quello che sono i fumetti di Zerocalcare: è divertente e ironico, feroce e malinconico, comico e delicato. Parla della generazione dei 25enni-40enni di oggi. Dimenticavo di dire, è una serie e sono fumetti per adulti, non per bambini. Parla di come è difficile vivere in Italia oggi per i giovani, di quali sogni e realtà c’erano vent’anni fa e come sono cambiati, bene o male. Non faccio altri spoiler, vi lascio guardare la serie e la potete trovare anche in tutte le altre lingue e con tutti i sottotitoli.
Ma perchè Zerocalcare ha chiamato la serie Strappare lungo i bordi? Lo spiega lui…
L’idea che io ho avuto spesso nella vita è che, appunto, le vite nostre in qualche modo devono seguire, come se fosse i tratteggi da strappare. E però ogni tanto uno lo strappa male. E quando uno strappa male, diventa sempre più difficile poi ritornare sul tratteggio e, quindi, le vite prendono poi direzioni diverse da quelle che uno si aspettava. Tutta questa storia parla di come certe vite a volte non seguono il tratteggio immaginato inizialmente…
Oggi proviamo a strappare lungo i bordi della vita di Zerocalcare e vediamo se la sua vita e le sue opere hanno seguito la sua idea iniziale o no…
[3.57]
Parte 1 – I primi anni
Michele Rech, aka Zerocalcare, nasce in Toscana, ad Arezzo, il 12 dicembre 1983. Il padre è lì per lavoro, ma dopo due mesi la famiglia ritorna a Rebibbia, un quartiere di Roma, dove hanno sempre vissuto suo padre e suo nonno. La madre di Michele è francese, come sua nonna.
I genitori divorziano presto, ma nonostante questo, Michele ha un’infanzia felice, a happy childhood. Rimane con la madre e passa molto tempo con sua nonna, che faceva la pittrice, the painter. Michele è molto influenzato dalla nonna e inizia a disegnare e copiare i fumetti di Topolino, Mickey mouse, Lupo Alberto di Silver ed altri.
Michele cresce negli anni Ottanta in una generazione del benessere: ci sono speranze, hopes, per il futuro, c’è lavoro e diritti, i soldi non mancano. Ci sono fumetti italiani, ma anche i supereroi Marvel, i manga giapponesi, i videogiochi e il GameBoy Nintendo.
Michele però non vuole disegnare fumetti. Vuole diventare un paleontologo, a paleontologist, perchè a Rebibbia, durante la costruzione di un parcheggio, avevano trovato un elefante preistorico, una specie di Mammuth, che dà orgoglio, pride, al quartiere di Rebibbia. Alcuni anni dopo, quando è già famoso, disegnerà un murales gigante fuori dalla metropolitana di Rebibbia. Trovate l’immagine in descrizione.
Ma Rebibbia non è solo questo. A Rebibbia c’è il carcere, la prigione, più grande d’Europa, con 400 detenuti, inmates.
Perché sono innamorato di Rebibbia? Da una parte perchè è un quartiere che per me è proprio un’oasi, nel senso che è un posto supertranquillo, dove tutto scorre lentamente, con le casette basse. Sembra di stare al mare. Cioè, io dico sempre che è a metà tra Pescara e San Francisco. È un posto con le palme e le casette basse. Tu ci vieni se ci abiti, se ci conosci qualcuno. Quindi in realtà, molte persone non ci sono mai passate e quello che conoscono di Rebibbia, sostanzialmente, è il carcere.
E infatti Michele non andrà più via da Rebibbia…
Michele cresce e frequenta il liceo francese di Roma. E poi arriva l’adolescenza…
Mi ricordo, in verità, il momento in cui i ragazzini, da che sono più o meno tutti uguali, con gli stessi giochi, gli stessi cartoni, a un certo punto, arriva un’età in cui le persone si cominciano a caratterizzare per personalità, per caste. E ci stanno quelli che vanno in discoteca e io mi trovavo che non ero, non mi ci sentivo bene con quegli altri dell’età mia. Nel senso che non mi piacevamo le cose che facevano gli altri.
Ma un po’ non mi piacevano e un po’ non ero tanto capace. Mi sentivo un coglione qualsiasi cosa facessi. E in quel contesto là, è il momento in cui io ho conosciuto sostanzialmente il punk. La scena punk è quella dove tutti quelli che non si sanno collocare fuori alla fine vanno a sbattere in quel mondo là…
Si apre un mondo nuovo per Michele. Entra nella controcultura e nei centri sociali, political community centers, dove trova il suo posto. Michele non sa cantare, non suona uno strumento, ma sa disegnare. È così che inizia a fare le prime copertine, cover, di concerti ed eventi e fanzine. È in questo ambiente che impara l’importanza della comunità, dei diritti, di stare insieme e i valori dell’antifascismo.
[8.55]
Parte 2 – Il G8 di Genova e gli anni incerti
Nel luglio del 2001 Michele va a Genova per protestare al G8. Abbiamo parlato del G8 nella puntata 12 del podcast. Ascotatelo, se non lo avete fatto. Link in descrizione
https://italianstorieswithdavide.com/12-genova-2001-g8/
Michele ha anche un nuovo nome…
Il mio nome Zerocalcare l’ho scelto nel 2000 per litigare su un sito di controinformazione. L’unica cosa che ti richiedeva era un nickname. In quel momento c’era la pubblicità del detersivo e io avevo scelto quello lì [Zerocalcare]. Poi in realtà, me lo son portato appresso. Mai avrei pensato che poi un giorno avrei dovuto presentarmi alle persone, chiamandomi Zerocalcare. In realtà è stato anche fortunato perchè se lo ricorda un sacco di gente tutto sommato come nome…
E da ora anche noi lo chiameremo Zerocalcare, o Zero, o Calcare.
Il G8 di Genova lo cambia. L’assenza di diritti democratici e la violenza delle istituzioni lo cambiano. Inizia a scrivere fumetti per raccontare quella storia. Scrive storie per militanti del G8, per il pubblico generale, per far conoscere la brutalità del G8. Sono storie di contenuti informativi e politici. Non c’è ancora l’umorismo, il punto di vista personale della maturità artistica, di quando è già famoso.
Zero avrà bisogno di 20 anni per capire che cosa è successo a Genova e raccontarlo in modi diversi. Lo farà prima in modo politico, poi umoristico nel 2011 con AFAB, poi serio con “L’indicibile” quest’anno, nel 2021. Parla di un coflitto tra istituzioni e cittadini. Prima del 2001, le persone si univano in scioperi, strikes, proteste, rivolte. Da allora, tutti scrivono su Internet, ma nessuno partecipa fisicamente per protestare. E anche la Sinistra italiana non parteciperà più. Qualcosa si è rotto in quei giorni.
Intanto, Zero finisce il liceo. Non è sicuro di cosa vuole fare nella vita. Non vuole fare più il paleontologo, ma nemmeno fare fumetti. Non lo sa e si iscrive all’Università, per studiare Lingue straniere. È madrelingua francese e spera di riuscire, ma al primo esame viene bocciato, he failed.
L’università non è per lui. Per tre mesi ogni mattina dice a sua madre che va in università, ma resterà per ore seduto sulla metro a disegnare, leggere, ascoltare musica. Continua a disegnare per fanzine, concerti e band, eventi, ma deve trovare un lavoro.
Trova lavori in call center, ma con contratti di 6 mesi. Conosce il precariato giovanile, i lavori temporanei, pagati male e instabili; una condizione di insicurezza continua. Diversa da quella dei genitori negli anni Ottanta.
“Dieci anni e un giorno fa, che cosa faceva Michel Rech?” “Le traduzioni di documentari di caccia e pesca. Io dovevo ascoltare bretoni che sussurravano cose… dovevo trascriverli, poi tradurli. Quindi, in realtà, era l’orrore. Quello come altri lavori in aeroporto, come altre cose… la crisi, le cose… chiudeva tutto praticamente.
E io mi trovavo che avevo un’autonomia economica per un’altrra mensilità e poi sarei dovuto tornare a vivere a casa di mia madre. Ma, invece, questa cosa dei fumetti è scoppiata proprio all’ultimo momento, quando non avevo più piani B”.
[13.40]
Parte 3 – Il successo
Nel 2010 Zerocalcare è un nome che gira, un nome famoso nei fumetti underground. Un fumettista di Roma, Makkox, riconosce il talento di Zero e gli chiede di disegnare una storia per la sua nuova rivista, il suo nuovo magazine, a fumetti. La rivista non ha molto successo, ma è la prima volta che Zerocalcare disegna storie semi-autobiografiche. È la prima volta che disegna l’armadillo.
L’armadillo è un pezzo di me, un alter ego, la mia coscienza in qualche modo. In realtà non la coscienza in senso tradizionale, quello che ti dice di fare le cose giuste. È quello che rappresenta il mio lato un po’ più interno, che di solito ho difficoltà a tirare fuori. Quello che sento veramente, al di là di quello che sarebbe giusto o sbagliato.
Io l’ho cominciato a disegnare per rendere le tavole un po’ più dinamiche, perchè erano tutte tavole di me da solo, in camera mia. Invece rappresentare i miei pensieri nella forma di qualcun altro mi rendeva la tavola un po’ più dinamica.
La scelta dell’armadillo era perché l’armadillo è l’animale che si richiude su se stesso, l’animale sociopatico per eccellenza, quindi è quello perfetto per questa cosa e tira fuori tutte le cose che io di solito mi vergogno a dire.
Come dicevo prima, la rivista non ha molto successo. Ma Makkox crede nel talento di Zero e lo convince a scrivere un libro, in parte lo finanzia. Così nasce il primo libro, La profezia dell’armadillo, una storia che attraverso il ricordo di una vecchia amica di Zero, Camille, dopo la sua morte, il protagonista parla del suo mondo, dei suoi amici, dei problemi dei giovani, della vita che non è più leggera come quando erano bambini.
Il libro ha già molti degli elementi fondamentali di Zero. Ci sono le citazioni, quotes, degli anni Novanta, l’armadillo, la madre disegnata come Lady Cocca di Robin Hood della Disney, i personaggi come animali.
Zero portava fisicamente i libri appena finiti, appena stampati, nelle librerie, a volte agli incontri di promozione. Ma la svolta, the turning point, è l’apertura del suo blog zerocalcare.it
Il blog ha contato tutto. Nel senso che senza il blog questa cosa non sarebbe proprio nata. Il blog è nato perchè Makkox, che in quel momento mi stava stampando il libro La profezia dell’armadillo, mi ha detto “Questo libro non se lo compra nessuno, se nessuno ti conosce. Quindi apriamo un blog per far vedere almeno che qualcuno sappia chi sei”.
Io ero contrarissimo a quell’idea perchè mi sembrava che il blog era una tristezza che non avrebbe visto nessuno. E poi quando il blog ha cominciato a macinare, perchè poi invece la gente ha cominciato a leggerlo, a condividere le cose sui social network, eccetera, è il blog che ha trainato tutto l’aspetto di vendite.
E poi è stato pure determinante anche proprio dal punto di vista del mio modo di lavorare perchè il blog ha una cosa che i libri non ti daranno mai: il feedback immediato con il lettore. Subito la gente ti può rispondere “questa cosa mi ha fatto ridere, questa cosa mi ha fatto cagare”.
E sul blog, due volte al mese, ogni lunedì, Zerocalcare pubblica una piccola storia nuova. Parla di vita di periferia, computer, serie tv, attualità, current affairs. Alcune storie, come quella su Trenitalia, diventano virali. Diventa uno dei blog più letti in Italia e una casa editrice di fumetti, la BAO publishing, gli offre un contratto. È l’inizio di una lunga storia.
[18.22]
Parte 4 – Dieci anni senza fermarsi
Il successo e la popolarità non cambiano Michele. Anzi, la sindrome dell’impostore aumenta le sue paure. Michele teme, ha paura, che questo successo finirà presto, soprattutto con i fumetti. È per questo che si mette a lavorare come un pazzo per non cambiare lavoro, per non smettere di fare fumetti.
Si sveglia alle 8 di mattina e inizia a lavorare fino alle 5 di pomeriggio, mangia uno yogurt, poi torna a lavorare fino a cena, all’1 di notte. Poi disegna ancora un po’ fino alle 3. Poi dorme. Tutti i giorni così, anche il sabato e domenica.
Pensate che solamente dopo quattro anni, nel 2015, smetterà di fare i vecchi lavori di traduzione e ripetizioni, tutoring, di francese.
Michele non pensa di valere molto. Ma la realtà è diversa. Quando presenta un nuovo libro, è normale fare dei firmacopie, fare autografi per i fan. Per i fumettisti, non sono firme, ma disegni. Le sessioni di firmacopie di Zerocalcare diventano leggendarie: iniziano alle 22 di sera e finiscono il mattino dopo alle 8, con migliaia di persone che aspettano il loro turno.
Nel 2014 scrive Dimentica il mio nome, un libro semi-autobiografico, dove ricostruisce la vita della nonna, una persona fondamentale della sua vita, e del significato della morte e dei segreti di famiglia come di un modo per diventare adulti. Il libro poetico e delicato vince molti premi ed è tra i finalisti del Premio Strega, il più prestigioso premio letterario italiano.
Nel 2017 escono due volumi Macerie prime e Macerie prime – sei mesi dopo, dove riflette sul suo gruppo di amici, che invecchiano e cambiano. Hanno tutti tra i 35 e 40 anni. Molti dei loro progetti non sono andati bene e non sanno cosa fare nel loro lavoro, nelle loro relazioni e nella vita in generale.
La poetica di Zero è la stessa della serie tv su Netflix. L’individualismo crea persone sole, ma non si vince mai da soli. C’è bisogno di una comunità per sopravvivere ai momenti difficili.
Zerocalcare scrive storie semi-autobiografiche, ma storie personali in parte inventate, made up. Ma non smette di essere un militante, di fare l’attivista per i diritti dei più poveri ed emarginati. E così nel 2015 va in Siria ed Iraq per aiutare il popolo Kurdo che sta combattendo contro lo Stato Islamico, l’ISIS, a sud e contro la Turchia a nord. Ha sentito che i kurdi, non riconosciuti da nessuna nazione, vogliono creare una nuova società, moderna, inclusiva, con uguaglianza di genere. E vuole vedere questa nuova società con i suoi occhi.
Zero parte con un’associazione ONG di Roma per aiutare i curdi. È un’esperienza di vita, ma il magazine italiano Internazionale chiede a Zero se può fare un fumetto su questa sua esperienza. Lui accetta e pubblica alcune storie sulla rivista nei mesi successivi. Poi unirà tutto in un libro con il nome di Kobane calling, uno dei primi esempi di comics journalism, giornalismo grafico, in Italia.
Ma Zerocalcare ha sempre preso una parte. Non può scrivere un reportage freddo, misurato, asettico. Lui sa chi sono i buoni e chi i cattivi. Porta con sè tutto da Rebibbia: la delicatezza, his tenderness, l’ironia, la paura, la rabbia, the anger. È una storia di testimonianze, persone che raccontano la loro vita in guerra, ma con il punto di vista dell’autore. Vero. Autentico.
Da allora, Zerocalcare ha continuato a fare storie narrative dove racconta la sua vita, la vita della generazione dei 30enni di oggi, dei giovani d’oggi e della società attuale e di come cambiano le persone. Ma ha anche continuato a scrivere storie su problemi di oggi, militanti come i neonazisti, i problemi dell’assistenza sanitaria, la guerra in Kurdistan, la cancel culture.
Il suo fumetto è nato come militante politicamente e continua ancora oggi. Devo dire la verità, non condivido tutte le idee, le posizioni politiche di Zerocalcare. Ma capisco che è importante che ci sia un intellettuale così a Sinistra. Zerocalcare ci ricorda che nella vita, come nella società, abbiamo tanto bisogno di comunità. Abbiamo bisogno di combattere insieme e di non affondare, perderci, nel nostro individualismo.
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Come sempre
Non è la cultura che fa le persone
Ma le persone che fanno la cultura
Quindi, facciamo cultura insieme
Ci vediamo tra qualche settimana, ragazzi
Ciao!
Fumettista: cartoonist Fumetti: comics Tratteggio: line Strappare: to tear Infanzia: childhood Pittore/pittrice: painter Topolino: Mickey mouse Speranza: hope Orgoglio: pride Carcere: prison, jail Detenuti: inmates Detersivo: detergent | Calcare: limescale Sciopero: strike Essere bocciato: to fail (exams) Caccia e pesca: hunting and fishing Sussurrare: to whisper Svolta: turning point Macinare: to be successful Trainare: to draw Attualità: current affairs Inventato: made up. Delicatezza: tenderness Rabbia: anger |
Sources
Strappare Lungo I Bordi | Trailer | Netflix
The Guardian – ‘People said I didn’t have enough talent’ (INTERVIEW)
Guida alle espressioni romane di Zerocalcare
La Profezia dell’Armadillo – Trailer Ufficiale Italiano
La Profezia dell’armadillo (book)
Dimentica il mio nome (book)
Kobane Calling (book)
Mammut di Rebibbia

Il Mondo di Zerocalcare fuori dai Fumetti – WIRED
Zerocalcare – Alla lavagna
Intervista integrale a Zerocalcare – Wonderland
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