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in this episode, we talk about the first Italian woman in space and her unique story from a small village in Trentino to be an astronaut



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Il 27 aprile 2022 la prima astronauta donna italiana è ritornata nello spazio. Si chiama Samantha Cristoforetti e oggi parliamo di lei.

Ciao ragazzi

E bentornati su Italian stories with Davide

Il podcast che vi parla in italiano di storie, lingua e cultura

Negli ultimi anni Samantha è stata una degli italiani e delle italiane più famosi o famose nel mondo. In Italia è stata un simbolo di eccellenza e un modello per tante ragazze che volevano studiare materie scientifiche.

In questo episodio parliamo della sua storia unica che l’ha portata da un paesino italiano di montagna a essere un’ambasciatrice dell’umanità nello spazio.

Musica e cominciamo.


[1.18]

Parte 1 – Il lancio

È il 24 novembre 2014. C’è vapore bianco intorno alla rampa di lancio. Dal cosmodromo di Bajkonur, in Kazakistan, non si vede altro per chilometri e chilometri nella steppa.

Sono quasi le due di notte e Samantha sta aspettando la partenza, la partenza per lo spazio. È il suo primo volo spaziale, il sogno di una vita.

Con lei viaggia il comandante, il russo Anton Škaplerov, e l’americano Terry Virts. Per tutti e due è il secondo volo, per Samantha il primo. La loro missione si chiama Spedizione 42 e porterà con due voli da tre persone, 6 astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale per fare diversi esperimenti. Cristoforetti, Škaplerov e Virts stanno per volare nella capsula spaziale Soyuz (“unione” in russo) e dopo circa tre ore arriveranno alla Stazione Spaziale.

La prima parte della spedizione 42 è quella di Samantha. L’equipaggio si chiama Astrej, come il nome di Škaplerov nel suo primo volo; e come il nome del titano Astreo che sposò Eos, nella mitologia greca, e crearono i venti e le stelle.

I tre astronauti sono seduti in posizione fetale nella loro enorme tuta spaziale, spacesuit, e aspettano l’arrivo delle 2 di notte. Ogni astronauta aveva scelto una playlist di canzoni per il lancio. Inizia Anton con The final countdown, poi What a night di Samantha, poi Terry mette una canzone country.

Manca pochissimo alla partenza. Alcuni secondi…

E in quel momento tocca di nuovo a Anton. Come tutti i russi più vecchi che sono cresciuti negli anni Ottanta e guardavano solo Sanremo, ascoltava solo musica pop italiana, Anton mette un pezzo, una canzone…particolare.

[Celentano – Soli]

È inutile suonare, qui non vi aprirà nessuno

Il mondo l’abbiam chiuso fuori con il suo casino…

Samantha inizia a ridere. È sorpresa di partire per la sua prima missione nello spazio con la musica di Celentano.

In quel momento 300 tonnellate di ossigeno liquido e kerosene iniziano a bruciare. Una piccola bomba nucleare manderà il razzo in verticale a 28mila km/h, supererà tutti gli strati, the layers, dell’atmosfera. Poi, quando arriverà a circa 400 km dalla Terra, si inclinerà per restare in orbita e raggiungere, arrivare, alla Stazione Spaziale Internazionale.

3, 2, 1 …

[6.04]

Parte 2 – Come diventare un’astronauta

Samantha nasce a Milano il 26 aprile 1977, ma è originaria di Malè, un piccolo paesino di 2000 persone in montagna, in Trentino. È a Malè che Samantha e i genitori tornano e lei cresce lì.

Fin da piccola legge libri di avventure, soprattutto quelli di Salgari, come Sandokan e Il corsaro nero. Leggeva di notte e a scuola. Poi inizia a guardare Star Trek, la ricerca nello spazio, e a leggere libri di fantascienza.

Vede in tv le prime missioni spaziali e nel 1992 vede partire il primo astronauta italiano, Franco Malerba. Un italiano nello spazio. Il sogno di fare due passi, una passeggiata, nello spazio sembra più vicina.

Samantha è una buona studentessa e nel 1994 decide di fare un anno di studio all’estero, a Saint Paul, in Minnesota (Stati Uniti). Migliora la lingua inglese e al suo ritorno in Europa, completa il liceo e inizia l’università a Monaco di Baviera, in Germania. Decide di studiare ingegneria meccanica.

Il sogno di Samantha è quello di staccare i piedi da terra e volare. Molte volte si è chiesta in quegli anni universitari se ingegneria fosse la scelta giusta. Nel 1998 faceva 21 anni, il limite per una donna che vuole entrare nell’esercito italiano e guidare un aereo.

Ma arriva la Fortuna e, come ha sempre detto Samantha, ci vuole molta fortuna per diventare astronauti. Nel 1999, cambia la legge per il servizio militare e vengono innalzati, increased, i limiti per entrare nell’esercito. È ancora possibile fare domanda, to apply for it.

Cristoforetti è a Mosca, in Russia, nel 2001. Sta completando la sua tesi di laurea per finire l’università. E riceve i risultati della sua domanda per diventare pilota dell’aeronautica italiana. È la prima classificata e dall’anno successivo inizierà l’accademia a Napoli.

Ha 24 anni quando inizia l’accademia, ha almeno tre vite parallele, e inizia a studiare di nuovo, da zero, con ragazzi che hanno 18 e 19 anni. Dal 2001 al 2008 prende un altro diploma di laurea, fa un periodo di addestramento in America e poi arriva all’aeroporto militare di Foggia, in Puglia.

Si sta allenando in piscina, sta nuotando. Sta facendo un ulteriore addestramento. Ma lei non pensa a quello. Pensa alla selezione per diventare astronauta.

L’ESA, la European Space Agency, inizierà le selezioni per nuovi astronauti a maggio 2008. La prima selezione di ESA era stata nel 1998, dopo il lancio del primo modulo della Stazione Spaziale Internazionale. Da allora ESA doveva lanciare il suo modulo Columbus per fare esperimenti europei nella Stazione Spaziale. Solo in quel momento, avrebbe potuto fare una nuova selezione di astronauti europei.

Il Columbus doveva essere lanciato tra il 2004 e il 2005, quindi la selezione doveva essere in quegli anni, quando Samantha non aveva ancora abbastanza esperienza come pilota di aeronautica. Sarebbe stato impossibile per lei essere selezionata. E poi, chissà, dopo quanti anni ci sarebbe stata una nuova selezione?

Il talento è fondamentale per avere successo, ma anche la Fortuna.

Il primo febbraio 2003, lo space shuttle americano Columbia sta rientrando sulla Terra, ma ha un incidente e si distrugge nell’atmosfera. Tutto l’equipaggio, sette persone, muoiono. La NASA blocca tutti i programmi per un anno, compreso il lancio del modulo Columbus.

Solo a febbraio 2008 lo space shuttle Atlantis manda nello spazio il primo modulo europeo, il Columbus, costruito a Torino, in Italia.

Senza il disastro del Columbia, Cristoforetti non sarebbe mai diventata un’astronauta.

Ma torniamo a quella piscina, nel maggio 2008.

Samantha torna in camera e vede sul sito internet dell’Agenzia Europea che le selezioni sono aperte. È solo il primo passo di un lungo percorso. La selezione durerà un anno con test di tutti i tipi: test psicologici, lavori di gruppo, test fisici e medici. I candidati sono migliaia all’inizio, poi sempre meno, sempre meno.

Fino al 18 maggio 2009. Samantha sta facendo la doccia, una doccia più lunga del normale. Suona il telefono, ma non risponde e la chiamata finisce. Termina la doccia con calma. Poi si asciuga e prende il telefono. È un numero sconosciuto, un numero francese. Strano. Però la conferenza di presentazione dei nuovi astronauti europei sarà a Parigi tra due giorni.

Subito pensa “oh no! Era la chiamata più importante della mia vita e l’ho persa! Magari adesso prenderanno un altro candidato…”. Poi le arriva una e-mail. È dell’ESA: “Sei libera dopodomani per venire a Parigi?

[14.21]

Parte 3 – Addestramento

Dopo la presentazione del maggio 2009, inizia l’addestramento. La prima cosa da fare è imparare il russo. Perché? Russo, agenzia europea, space shuttle americani? Perché Samantha e tutti i suoi compagni partiranno con una capsula russa, il Soyuz.

Se vi sembra strano, dobbiamo tornare indietro e fare un recap.

Sono sicuro che vi ricordate di tutta la corsa allo spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica negli anni Sessanta. Durante la Guerra Fredda le due superpotenze avevano iniziato a spendere tantissimi fondi, soldi pubblici, per lo sviluppo e la ricerca spaziale.

L’Unione Sovietica aveva mandato il primo satellite, lo Sputnik, il primo cane, Laika, il primo uomo, Jurij Gagarin, e la prima donna, Valentina Tereškova. Gli Stati Uniti sono stati i primi ad andare sulla Luna.

Poi però negli anni Settanta i progetti americano e sovietico sono diminuiti. È iniziata l’era americana degli Space Shuttle. Poi è crollato il Muro di Berlino, il comunismo e l’Unione Sovietica. È nel 1991 che Stati Uniti e Russia hanno deciso di unire, mettere insieme, le loro conoscenze, per fare programmi spaziali condivisi, shared. Nasce da questa intuizione la Stazione Spaziale Internazionale.

La Stazione sarà un hub, con un modulo condiviso, uno americano, uno russo, uno europeo e uno giapponese. È una casa spaziale dove fare esperimenti scientifici. Gli astronauti staranno per alcuni mesi, faranno esperimenti in condizioni difficili e ritorneranno sulla Terra. L’idea è di migliorare la ricerca su come funziona la vita e la tecnologia in condizioni estreme per migliorare la nostra vita sulla Terra.

All’inizio si viaggiava in due modi: con lo space shuttle americano e con la capsula russa Soyuz. Ma dopo i gravi problemi tecnici e l’incidente del Columbia, il programma space shuttle è finito nel 2011. Da allora fino ai recenti voli con le capsule americane di Space X, tutti hanno viaggiato con le capsule Soyuz.

Flash forward. È neccessario parlare russo per volare su una Soyuz. Per fortuna il livello di Samantha è già molto buono e può prendersi un po’ di vacanza. E va al Kennedy Center, Florida (America), per vedere con i suoi occhi, uno degli ultimi voli dello Space shuttle. Uno degli astronauti al suo primo volo è Terry Virts, che diventerà suo compagno di spedizione quattro anni dopo.

Dopo l’addestramento di base, si va a Mosca per studiare il segmento russo della Stazione. È un momento molto particolare. Il 12 settembre 2010 Samantha entra per la prima volta nella Città delle Stelle, la Zvëzdnyj gorodok, un centro di addestramento, 25 km a nord di Mosca. Qui erano stati addestrati Gagarin e Tereškova.

In questa cittadina ci sono i funzionari russi che abitano in edifici di cemento grigi e rettangolari, brutti e molto sovietici. Disumani e senza forma o design. Poi ci sono gli astronauti europei che hanno un edificio più moderno e confortevole. E poi gli americani della NASA che vivono in tre stupendi cottage di legno.

Uno di questi cottage, il numero 3, ospita un bar non ufficiale, lo Shep’s Bar. Bill Sheperd, il primo comandante della Stazione Spaziale, aveva pensato di usare lo scantinato come un posto per rilassarsi dopo una lunga giornata. Quando Samantha entra trova un bancone da bar, un vecchio divano, un tavolo da ping-pong, un biliardo, una televisione e mille oggetti e premi. Lo Shep’s Bar diventerà un luogo magico per lei.

L’addestramento continua tra Mosca e Houston, Houston e Mosca. Fino al luglio 2012, quando l’ESA annuncia che Samantha è stata selezionata per la spedizione 42.

L’addestramento la porta a Houston, a Mosca, in Germania e Giappone. Ci sarebbero molti aneddoti da raccontare, ma mi voglio fermare a due aspetti.

Il primo aspetto è quello dei rituali che diventano parte della vita di Samantha. Quando le prendono le misure per la sua tuta a Mosca. Samantha vede una bilancia dove c’è scritto “Questa bilancia pesa cosmonauti dal 1961”. Ha pesato anche Gagarin e Tereškova. La sua tuta è la numero 422 e il sogno dello spazio è più vicino.

Ma non solo, prima di partire Samantha ha dovuto guardare un film sovietico, Il sole bianco del deserto, che tutti gli astronauti guardano prima di partire; e ha piantato un albero nel Cosmodromo di Bajkonur, in Kazakistan. Come per il film, tutti gli astronauti hanno piantato un albero in passato prima di partire.

Questi rituali non sono solo russi. Anche alla NASA hanno i loro. Per esempio, ogni spedizione prima di partire fa una copertina, una cover, che è una parodia di un film o libro di fantascienza. La loro missione era la numero 42, come la risposta del megacomputer del bestseller Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams. Vi lascio la foto in descrizione.

Il secondo aspetto che mi ha sorpreso della storia di Samantha è come ha imparato nel suo addestramento che cosa significhi resilienza, umiltà, leadership e followership. Quest’ultimo concetto è interessantissimo, followership, ovvero dibattere un problema, riconoscere che l’idea di un’altra persona è migliore e cooperare insieme. Una cosa imprescindibile per una missione spaziale e qualcosa che dovremmo tutti imparare.

Ma dopo cinque anni è finalmente ora di partire.

[23.28]

Parte 4 – Nello spazio, ritorno, ripartenza

L’equipaggio Astrej raggiunge il 24 novembre 2014 la Stazione Spaziale Internazionale. Cristoforetti diventa la 216esima persona sulla Stazione.

All’inizio diventa un po’ difficile abituarsi a vivere senza percepire il proprio corpo. Infatti la Stazione, che si trova a 400 km dalla Terra, viaggia a 28mila Km/h. Ogni 90 minuti viaggia attorno alla Terra. C’è la gravità, ma non si percepisce, come in uno stato di caduta. Infatti la Stazione continua a cadere per rimanere in orbita.

Samantha rimane sopra le nostre teste per 199 giorni e l’11 giugno 2015, dopo 200 giorni di leggerezza, torna a essere una persona terrestre.

Samantha, Anton e Terry entrano sulla capsula Soyuz, che si stacca dalla Stazione e usa il motore per rallentare e cambiare l’orbita. La capsula si abbassa e tocca l’atmosfera della Terra che rallenta ancora la capsula. Inizia una spirale.

Ma la velocità della capsula rilascia energia, che passa all’atmosfera. La capsula diventa esternamente come una palla di fuoco, una stella cadente. Per cinque minuti attraversa il plasma. Esce il paracadute. E cade nel deserto del Kazakistan.

Sono quasi le 8 di sera in Kazakistan. Samantha Cristoforetti è arrivata sulla Terra da una ventina di minuti, ma ancora non è uscita da quella navicella molto più simile per comfort ad una lavatrice che ad un’astronave, e che risponde al nome di Soyuz.

E quando finalmente emerge dall’abitacolo sembra sentire su di sé tutto insieme il peso della gravità ritrovata, tanto da non riuscire quasi a muoversi, mentre i due tecnici dell’agenzia spaziale russa le prendono delicatamente un braccio, le danno un bacio sul casco come ad esortarla: “E’ finita! Vai!”

Samantha non percepisce la gravità e il suo cuore è affaticato. Ci vorranno dieci giorni per ritornare umana, terrestre. La aspetteranno mesi di conferenza pubbliche e private, di presentazione dei risultati degli esperimenti.

Ma la aspetta anche la fama e i programmi televisivi. Riceve numerosi premi e riconoscimenti. Si riposa un po’ in famiglia e ha due figli. Scrive un libro e parla di scienza e spazio.

Poi torna dove voleva tornare: nello spazio. Il 27 aprile 2022 la missione SpaceX Crew-4 è stata lanciata dal Kennedy Space Center in Florida, con Samantha a bordo. La nuova missione si chiama Minerva e AstroSamantha è tornata.


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Come sempre

Non è la cultura che fa le persone
Ma le persone che fanno la cultura
Quindi, facciamo cultura insieme


Alla prossima, ragazzi

Ciao!


Vocabulary

Rampa di lancio: launching pad
Tuta spaziale: spacesuit
Strato: layer
Innalzati: increased
Fare domanda: to apply for
Equipaggio: crew
Addestramento: training
Condivisi: shared
Scantinato: basement
Cadere: to fall
Rallentare: slow down

Sources

Diario di un’apprendista astronauta (book)




Expedition 42 ”The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy” crew poster