in this episode, we talk about a film director, a dreamweaver, who reinvented film genres, actors, sounds, and screenplays.
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È stato uno dei più grandi registi italiani di sempre e ha creato favole e miti per adulti. Oggi parliamo di Sergio Leone.
Ciao ragazzi
E bentornati su Italian stories with Davide
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Era da quando ho iniziato il podcast che volevo fare questo episodio e finalmente è arrivato il momento. Leone ha creato un genere nuovo, i western all’italiana, e ha definito un nuovo modo di mettere insieme divertimento, intrattenimento, arte e riflessione.
Prima di cominciare, vi ricordo di andare sul sito web del podcast per leggere la trascrizione dell’episodio, dove trovate anche le parole più difficili con la traduzione.
Musica e cominciamo.
Siamo in un teatro di ombre cinesi e fumeria d’oppio. C’è un uomo disteso, coricato, su un materasso. Fuma oppio e cerca di dimenticare. Prova a dimenticare quello che è successo: la morte dei suoi amici di una vita, il suo tradimento.
Quell’uomo si chiama David Aaronson, detto Noodles, cervello fino, e la scena è l’inizio di C’era una volta in America, l’ultimo film di Sergio Leone.
Noodles entra ed esce di scena nel fumo dell’oppio, con le luci soffuse, basse del teatro di ombre. Forse è realtà, forse è un sogno.
Forse è l’essenza del cinema, un grande sogno come i film di Leone.
Il cinema per me è soprattutto uno spettacolo immenso dove si ripropongono proprio fatti della vita mascherati. È un veicolo per raccontare esperienze proprie, esperienze storiche, esperienze psicologiche, sempre attraverso la favola, attraverso il mito, attraverso lo spettacolo.
[3.09]
Parte 1 – I primi anni
Sergio Leone nasce il 3 gennaio 1929 a Roma, a pochi metri dalla fontana di Trevi, dove i turisti lanciano le monetine ad ogni ora.
Fin da quando è nato, il cinema scorre nelle sue vene, è il suo destino. È figlio di Vincenzo Leone, AKA Roberto Roberti, famoso regista di cinema muto; ed è figlio di Bice Waleran, attrice.
Il padre Vincenzo veniva da Torella dei Lombardi, in Irpinia, tra i monti della provincia di Avellino. I genitori di Vincenzo erano ricchi proprietari terrieri. Volevano che Vincenzo studiasse Legge a Napoli e che andasse a Nord.
Ma quando Vincenzo arriva a Napoli, vede qualcosa di incredibile, nuovo. È ancora la Belle Époque e Napoli è perfetta per lo spettacolo. Ci sono teatri, eventi, scrittori e registi. Vincenzo studia Legge, ma inizia anche a lavorare come attore in una compagnia teatrale e poi come regista. Cambia nome in Roberto Roberti.
Negli anni diventa un grande regista del cinema muto italiano. Lavora con importanti attrici e conosce Bice, la madre di Sergio. Ma quando nasce il figlio, il cinema sta cambiando, il muto è quasi finito. Nello stesso periodo Vincenzo, comunista, entra in collisione con il regime fascista. Con la guerra dal 1940 diventa impossibile girare, fare, film. Vincenzo abbandona e dal 1949 ritorna con la moglie in Irpinia.
Ma Sergio? Lo abbiamo lasciato appena nato. È ovvio che fin da bambino Sergio era sul set del padre, andava al cinema. Viveva di cinema. Tra i tanti autori, ce n’è uno che lo ha influenzato di più, Charlie Chaplin.
Io ho un regista che mi ha sorpreso, che mi ha incredibilmente fatto amare questo mestiere. Forse grazie a lui faccio il cinema. Si chiama Chaplin, Charlie Chaplin. E penso sempre di più, guardando i miei film e i film degli altri, che senza di lui molti di noi non sarebbero nemmeno esistiti.
I genitori tornano in Irpinia, ma Sergio rimane a Roma, a Trastevere. Inizia a lavorare come aiuto regia e tuttofare, factotum, per film importanti del Dopoguerra. È sul set di Ladri di biciclette di De Sica. Dopo la guerra, le persone vogliono ricominciare, ritornare nei cinema. È l’epoca del Neorealismo, i registi vogliono mostrare la realtà, senza abbellimenti.
Ma Roma, e gli studi cinematografici di Cinecittà, diventano presto internazionali. A Hollywood si accorgono, notano, che a Roma si possono fare film meno costosi che in America, con alta qualità per l’abilità di tutti gli addetti ai lavori e della manodopera. Nasce la “Hollywood sul Tevere”.
Così ogni mese arrivano a Roma stelle del cinema americano, registi, pronti per girare film blockbuster, che chiamavamo Colossal. Erano film colossali, che costavano molto, con tantissimi attori, gigantesche scenografie, effetti speciali. I più famosi di quel tempo erano i Colossal storici, come Ben-Hur, Spartacus, Quo vadis. Erano tutte storie della Grecia o di Roma antica, film epici o mitologici. Erano film di dubbia qualità come contenuto e recitazione, ma di alto livello per la regia e le scene. In America erano chiamati in modo negativo polpettoni.
Sergio lavora un po’ con tutti. Perché fare il regista è questo: imparare facendo, lavorare con tutti e prendere un segreto qui e un segreto là, un po’ da un regista, un po’ da altri. Oltre ai colossal, continua a lavorare per registi neorealisti. In dieci anni impara l’arte da De Sica, Camerini, Mario Bonnard; impara dagli americani Wyler, Walsh e Zinnemann.
Ma Sergio sa anche come divertirsi. Va alle feste. È spesso con attricette diverse, giovani ragazze che vogliono lavorare nel cinema, anche con piccoli ruoli. Una sera, per caso, Sergio sale in macchina con una di queste attrici. Sale sulla macchina di Carla Ranalli, ballerina del Teatro d’Opera di Roma. Carla è un’amica di un amico di Sergio e devono andare a una festa. Sergio e Carla iniziano a parlare, mentre l’attricetta rimane nel sedile dietro. Quella Carla diventerà sua moglie.
[10.06]
Parte 2 – Primo film e Western all’italiana
Sergio fa sempre da aiuto regia e dirige alcune scene in film importanti. Inizia ad appassionarsi di sceneggiatura. La svolta è il film Gli ultimi giorni di Pompei. Leone aiuta il regista Mario Bonnard, che lo inizia ma non lo finisce. Bonnard lascia il film a Sergio.
Il film non è un capolavoro, ma si fa notare e il produttore gli offre un contratto per il suo primo film come regista. Si chiama Il colosso di Rodi ed esce nel ’59. Ma non è un film mitologico o epico. È più una parodia dei colossal, che però ha un piccolo successo.
Il problema è che lavorando per questi film epici, diventa inevitabile che i produttori gli offrano sempre gli stessi film storici, epici, mitologici e religiosi. Leone capisce che l’aria sta cambiando: i film colossal stanno morendo. In Italia è tempo di commedia all’italiana, con i registi Risi, Monicelli, ma anche Pasolini. Leone si prende una pausa.
È proprio in questo periodo che alcuni produttori tedeschi pensano di fare film western. Questi film erano popolarissimi in America, con le opere di John Ford e John Wayne. Ma stavano scomparendo. In Europa invece il pubblico ha bisogno di cose nuove, come i western. In questo contesto, i produttori tedeschi pensano di creare villaggi western in Spagna, per avere una produzione di film più economica, ma con attori americani.
Nello stesso periodo Leone va al cinema e vede un film di Kurosawa, La sfida del samurai, dove un misterioso guerriero del 1700 giapponese arriva in un villaggio dove ci sono due bande, due gang, rivali. E prima protegge una banda, poi l’altra, poi l’altra, per divertirsi. E poi ristabilisce la pace nel villaggio.
Il film di Kurosawa era ispirato al libro Red Harvest dello scrittore americano Hammett. Altri film di Kurosawa erano diventati remake western, come I sette samurai, trasformato in I magnifici sette. E Leone pensa: perché no?
Leone e i suoi sceneggiatori scrivono un film con i western americani in testa, ma innovativi e rivisitati. Il protagonista, il cowboy senza cavallo, con un poncho e un cappello bizzarro, è un attore americano poco conosciuto, Clint Eastwood.
E per le musiche, Leone pensa a un suo amico, un suo compagno di classe delle scuole elementari. Andavano a scuola insieme quando avevano dieci anni. Si chiama Ennio. Ennio Morricone.
Sergio ha scoperto per pura intuizione che uno degli elementi fondamentali del cinema è anche un elemento fondamentale della musica: cioè la temporalità, il tempo. Rispettando questo elemento comune delle due arti si provoca senza errore un matrimonio perfetto. Lui l’ha intuito in maniera straordinaria e questo ha portato dei risultati espressivi rari.
Leone e Morricone saranno inseparabili. Leone andava da Morricone prima di fare il film, lo raccontava al compositore e Morricone scriveva la musica. Morricone adattava la musica alla storia e alle scene e Leone adattava le scene alla musica.
Il film è costato 120 milioni di dollari, ma quando esce nell’agosto ’64 e tre anni dopo in America, per problemi legali con il film di Kurosawa, incasserà, farà, miliardi. Leone ha trovato il nuovo oro, il boom del western all’italiana, o come lo chiamano dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, spaghetti western.
L’anno dopo, il 1965, esce Per qualche dollaro in più, due bounty killer che sono alla ricerca di un criminale, e uno dei due cerca anche la vendetta. Questo è l’attore Lee Van Cleef, grande attore di western americani, ormai invecchiato, che cerca nuovi lavori. Se avete visto Once upon a time in Hollywood di Quentin Tarantino, c’è un personaggio, quello di Leonardo DiCaprio, che è ispirato a Van Cleef. Un omaggio di Tarantino a uno dei suoi maestri.
Leone espande le idee del primo film: usa i rumori al posto delle parole e dei dialoghi, mostra i personaggi in solitudine senza informazioni sul loro passato o futuro. Crea suspence. Mostra la persona che spara e la persona che muore nella stessa inquadratura. I personaggi western di Leone sono diversi dagli eroi americani, o buoni o cattivi, che combattono per il Bene, morali. I personaggi di Leone combattono per soldi, alcuni sono più buoni e altri più cattivi, ma lo fanno per soldi. E poi non sono puliti, ma sporchi, con la barba, puzzano, non hanno denti, sono sudati. Antieroi.
Ma è l’anno dopo, il 1966, che Leone crea Il buono, il brutto, il cattivo. Il film non è solenne e serio come quelli prima. C’è un nuovo attore, Eli Wallach, che porta con Eastwood più freschezza, ironia, sarcasmo. Lo sfondo storico è la Guerra di Secessione, la Guerra Civile americana. Ci sono tre uomini: Eastwood, il buono; Wallach, il brutto; Van Cleef, il cattivo, chiamato Sentenza. Sono tutti alla ricerca di un tesoro. Cambiano sempre parte, prima con i sudisti, poi con i nordisti, prima alleati con uno e poi con un altro.
Iniziano a essere presenti paralleli con il presente: la guerra in America come la guerra in Vietnam, la tensione sociale italiana. Il campo nordista che sembra un lager del ‘900. E l’idea che la guerra la fanno i grandi, ma che per il popolo è solo una menzogna.
[19.34]
Parte 3 – C’era una volta il West e produttore
Dopo solo pochi anni, Leone capisce che anche il west è finito. Sta diventando un genere consumato. Ci sono film, libri, fumetti popolarissimi. Ma a Hollywood i produttori gli offrono solo film western. La Paramount gli offre un grande budget e Henry Fonda.
Leone accetta e decide di scrivere con altri sceneggiatori un ultimo western. Chiama due giovani registi molto promettenti, Dario Argento, che diventerà il maestro dell’orrore, e Bernardo Bertolucci, regista da premio Oscar.
Il film si chiamerà C’era una volta il West, Once Upon a Time in the West. Il West è finito, o meglio, sta finendo. È la storia della Frontiera che finisce con una vecchia banda di criminali, guidata dall’attore Henry Fonda; di Armonica, freddo cavaliere interpretato da Charles Bronson; e la storia di Jill McBain, Claudia Cardinale, la protagonista femminile.
Quante cose sono cambiate dagli altri film di Sergio.
Iniziamo con Henry Fonda. In tutti i film americani che aveva fatto era sempre il personaggio buono. Mai il cattivo, perché aveva occhi azzurri, un bel sorriso, un viso buono. Leone pensa di mostrare come l’aspetto di una persona è diverso dalle sue azioni. Quando Leone lo chiama per fare il cattivo del film, Fonda ha un’altra idea.
Fonda è venuto in Italia trasformato, completamente un altro: i capelli neri, i basettoni alla spagnola e addirittura con le lenti nere. E naturalmente, dolcemente, dolcemente, ho cercato di rimandare la sua entrata in scena.
Giorno per giorno gli facevo togliere qualcosa di questo, di questa mascheratura. Prima i capelli, poi le basette, poi alla fine, prima di andare in scena, gli ho detto: Hank, ma non sarà il caso di togliere anche queste lenti a contatto nere che ti rendono lo sguardo fisso, monotono. Tu che hai questi occhi meravigliosamente espressivi. E lui alla fine se le è tolte.
Quando alla fine gli ho messo la macchina per presentare questo cattivo che era invece impersonato dall’attore più buono della storia del cinema hollywoodiano. Gli ho messo la macchina di dietro e quasi a sorpresa, facendo un carrello circolare scoprivo che sotto questo terribile assassino si celava niente poco di meno che Henry Fonda. Allora lui da grande attore consumato, ha detto: Now I understand!
E poi c’è il ruolo di Charles Bronson, Armonica nel film. È il cavaliere solitario come Eastwood, come Van Cleef, che cerca la vendetta. Ma ha perso l’ironia. Non scherza più. È epico perché ha sangue freddo.
E l’ultima, Jill McBain, la protagonista femminile. Per anni Leone era stato accusato di misoginia e pone al centro del film Jill, la proprietaria di una terra che deve difendere, in mezzo a Fonda e Bronson. È un personaggio forte e coraggioso, unico nella storia del cinema.
Il film è un capolavoro, ma i distributori americani pensano che sia troppo lungo e rimontano le scene, tagliano alcune parti. In poche parole, rifanno l’editing del film. Una cosa tremenda, terribile per un regista. Il film sarà apprezzatissimo e popolare solo con il tempo.
Leone è stanco. Non è più interessato a fare film western e si prende una pausa. Pensa di fare il produttore e fonda una sua casa di produzione, la RAFRAN, come le lettere iniziali dei nomi dei suoi figli.
Produce alcuni film interessanti, ma dopo il 1968, la rivoluzione sessuale, le rivolte studentesche, ha una nuova idea. Vuole parlare della Rivoluzione, ma anche finire con il western. La sintesi è la rivoluzione messicana. Leone, produttore, cerca registi per fare il film. Prima chiede al giovane Peter Bogdanovich, ma rifiuta. Poi al famoso Sam Peckinpah, ma rifiuta. Così decide: il film me lo faccio io.
Il film parla di due uomini, il peones Juan Miranda, una versione più seria di Wallach di Il buono, il brutto, il cattivo, e dell’irlandese Sean. Miranda è un povero messicano che finisce per caso nella Rivoluzione messicana, Sean è un uomo che è scappato dalla rivoluzione irlandese, scappa dal passato e dal suo amico che lo ha tradito.
Il titolo originale poteva essere C’era una volta la rivoluzione, ma Leone lo ha poi cambiato in Giù la testa!, perché la rivoluzione non è qualcosa del passato, ma del presente. Sean e Miranda, i due protagonisti entrano per caso nella Storia, ma con il sangue. Leone racconta la rivoluzione dei poveri, non della grande ideologia. Il film fa molti incassi, molti soldi, ma la critica ha dubbi su come racconta nel bene e nel male la rivoluzione.
[27.11]
Parte 4 – C’era una volta in America
Leone torna a fare il produttore. Fa alcuni film interessanti, scopre il talento di Carlo Verdone e produce le sue prime commedie. Inizia anche a fare pubblicità per aziende di gelati, di auto. Sente la libertà di fare quello che vuole e di girare il mondo.
Ma c’è un progetto da fare che lo sta mangiando dentro. Prima di C’era una volta il West aveva letto un libro, un po’ un romanzo e un po’ un memoir di un certo Harry Grey, un piccolo criminale mafioso ebreo di New York. Il libro si chiamava The Hoods, A mano armata, e raccontava la vita di alcuni amici ebrei da quando erano bambini e piccoli criminali a piccoli boss produttori di alcol nel proibizionismo, fino al tradimento di un amico, la morte e la fine.
Ho conosciuto Harry Grey, l’autore di questo libro, A mano armata, che mi ha intrigato immediatamente perché mi ha parlato delle sue esperienze dal vivo. Questo libro scritto sembra a Sing Sing durante un periodo di riposo del nostro autentico Noodles, ciò del protagonista del film.
È una storia di amicizia e tradimento. Leone vuole trasformare la storia di gangster in qualcosa di più: vuole parlare della nostalgia, i rimpianti, il tempo che passa e della memoria. Sono tutte cose che esistevano già in Per qualche dollaro in più, ma più approfondite.
Leone ha paura di fallire. Ci vogliono dieci anni per sceneggiare, per scrivere, il film. Chiamano tantissimi nomi, ma non c’è mai uno scrittore valido. I soldi per fare il film ci sono, poi non ci sono. Anche gli attori: Leone ha pensato a Robert De Niro, ma aveva altri film da girare.
Ci vogliono dieci anni per sceneggiarlo e 5 per scriverlo, con le musiche di Morricone. Ma alla fine si fa: le riprese vanno avanti per 10 mesi e dopo l’editing, il montaggio, il film è di circa 4 ore e 30 minuti, ridotti a 3 ore e 49 minuti.
La storia è raccontata da Noodles, che parla di Max, il suo migliore amico che lo ha tradito, Deborah, la bambina e la donna che ha amato, e gli altri. Il film è molto diverso da Il padrino, the godfather, da Scarface e da altri gangster movie dove parlano dei boss, dei capi. Noodles/De Niro non è un vincente, ma un perdente. Ha perso tutto: soldi, amici, la donna.
Il film non ha un genere. È un po’ gangster, un po’ dramma sentimentale, un po’ poliziesco. Ma come dicevamo è un film sulla memoria, sul ricordo e sul Tempo. Noodles torna nel 1968 a New York, dopo più di trent’anni, dal 1933.
– Come sta tua sorella?
– Sono anni che non la vedo. È una grande star adesso.
– Perché? Non si capiva? I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi. Ch avrebbe puntato su te?
– Io avrei puntato tutto su te.
– E avresti perso.
– Beh, sei stanco. Buonanotte
– Buonanotte, Moe. Grazie.
– Che hai fatto in tutti questi anni?
– Sono andato a letto presto.
Il tempo è il vero protagonista del film che va avanti e indietro in flashback e flashforward. Questa è la potenza del film.
Ma C’era una volta in America è anche un omaggio al mito americano, ai miti di Leone come gli scrittori Chandler, Hammett, Dos Passos, Hemingway, Fitzgerald. È anche la fine di fare cinema in un certo modo. È un omaggio all’America come il centro del mondo.
Il film non ha un buon incasso, anche perché ancora una volta i distributori americani distruggono il film. La versione di Leone è ridotta da 3 ore e 49 a 2 ore e 20 minuti. Ma soprattutto è rimontata in ordine cronologico e così tutta la nostalgia, la delicatezza e il ricordo del film cambiano, spariscono. Solo il tempo darà il giusto valore al film.
Leone ha altre idee per un nuovo film, sempre con Robert De Niro, ma a Leningrado, durante la guerra per parlare dell’assedio nazista della città. Ha firmato il contratto con i produttori. Ma il suo cuore è debole e Leone rimanda da anni un’operazione. Aveva paura.
E una sera del 1989, dopo che ha guardato il film Non voglio morire, dice alla moglie prima di andare a letto “Scusa, non mi sento molto bene”. Pochi minuti dopo muore.
Ma torniamo con Noodles, anche noi torniamo nella fumeria d’oppio, nel teatro di ombre cinesi, dove finzione e realtà si mescolano e sono una sola cosa. Noodles non vuole affrontare la realtà, non vuole credere che il suo migliore amico lo ha tradito o che lui ha tradito l’amico, non vuole credere che Deborah sia scappata da lui. Forse tutto il film è un sogno.
E anche la vita di Sergio Leone è stata un sogno, come il suo cinema: favole per adulti che vogliono sognare.
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Come sempre
Non è la cultura che fa le persone
Ma le persone che fanno la cultura
Quindi, facciamo cultura insieme
Alla prossima, ragazzi
Ciao!
Vocabulary
Disteso: lying Fino: smart Proprietari terrieri: landowners Girare film: shoot a film Regia: direction Abbellimento: decoration Accorgersi: notice Scenografia: scenicdesign Polpettoni: meatloafs Imparare facendo: Learning-by-doing Dirigere una scena: to shoot a scene Sceneggiatura: screenplay Svolta: turning point | Capolavoro: masterpiece Scomparire: disappear Guerriero: warrior Banda: gang Incassare: tocash in sparare: to shoot Inquadratura: framing Sporco: dirty Puzzare: to stink Sudare: to sweat Menzogna: lie Rimontare: to reassemble Rimpianto: regret |
Sources
Italo Moscati – Sergio Leone (book):
https://www.amazon.com/Sergio-Leone-fuorilegge-diventano-Italian/dp/8832826429/
Piero Negri Scaglione – Che hai fatto in tutti questi anni:
https://www.amazon.com/Che-fatto-tutti-questi-anni-ebook/dp/B09FM2P6VL
Il buono, il brutto, il cattivo (film)
https://www.primevideo.com/detail/0QKBGQMFE755GXYT8TYDC808PQ/
C’era una volta il West (film)
https://www.primevideo.com/detail/0PM8K0TU453ACLGO5GXWEY7VKM/
C´era una volta in America
https://www.primevideo.com/detail/0FI0MXMYPQKEKYIX8WRSHOO0UN/
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