in this episode, we read a short story by Umberto Eco. It’s a funny account of how the world can change without waiting for us.
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Nel 1932, 90 anni fa nasceva il semiologo, filosofo, scrittore, accademico e tanto altro, Umberto Eco. Oggi leggiamo insieme un suo racconto.
Ciao, Ragazzi!
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Umberto Eco ha scritto nella sua vita tantissimi romanzi, libri di critica letteraria e filosofia, di semiotica e tantissime storie e racconti personali. In questo reading vi propongo uno di questi, uno dei più simpatici e strani: Come viaggiare con un salmone.
Musica e iniziamo
A leggere i giornali, due sono i problemi che assillano, che preoccupano, il nostro tempo: l’invadenza dei Computers, e la preoccupante avanzata del Terzo mondo. È vero, e io lo so.
Il mio viaggio dei giorni scorsi era breve: un giorno a Stoccolma e tre a Londra. A Stoccolma mi è avanzato il tempo per comperare un salmone affumicato, enorme, a prezzo stracciato. Era accuratamente avvolto in plastica, ma mi hanno detto che se ero in viaggio avrei fatto bene a tenerlo al freddo. Facile a dirsi.
Fortunatamente a Londra il mio editore mi aveva prenotato un albergo di lusso, fornito di frigobar. Arrivato all’albergo, ho avuto l’impressione di essere in una legazione di Pechino durante la rivolta dei Boxers. Famiglie accampate nell’atrio, nella hall dell’hotel, viaggiatori avvolti in coperte che dormono sui loro bagagli…
Mi informo dagli impiegati, tutti indiani, più qualche malese. Mi dicono che proprio il giorno prima quel grande albergo aveva installato un sistema computerizzato il quale, per difetto di rodaggio, in fase di adattamento, era entrato in panne, fuori servizio, da due ore. Non si poteva sapere quale camera fosse libera e quale occupata. Occorreva, dovevo, attendere.
Verso sera il computer è stato riparato e sono riuscito a entrare nella mia camera. Preoccupato per il mio salmone, l’ho estratto dalla valigia e ho cercato il frigobar.
Di solito i frigobar degli alberghi normali contengono due birre, due acque minerali, alcune bottigliette mignon, qualche succo di frutta e due pacchetti di noccioline. Quello del mio albergo, grandissimo, conteneva cinquanta bottigliette tra whisky, gin, liquori Drambuie, Courvoisier, Grand Marnier e Calvados, otto bottigliette di acqua Perrier, due di Vitelloise e due di Evian, tre bottiglie di media grandezza di champagne, varie lattine di Stout, Pale Ale, birre olandesi e tedesche, vino bianco italiano e francese, noccioline, salatini, mandorle, cioccolatini e Alka-Seltzer. Non c’era posto per il salmone.
Ho aperto due capaci cassetti, drawers, e vi ho messo tutto il contenuto del frigobar, poi ho sistemato il salmone al fresco, e me ne sono disinteressato. Quando sono rientrato il giorno dopo alle quattro, il salmone stava sul tavolo, e il frigobar era stato nuovamente riempito sino all’orlo, al limite, con prodotti pregiati, selezionati. Ho aperto i cassetti e ho visto che tutto il materiale, tutte le bottiglie di acqua e gli alcolici, nascostovi il giorno prima erano ancora là. Ho telefonato in portineria, at the reception desk, e ho detto di avvertire, informare, il personale ai piani che se trovavano il frigo vuoto non era perché avessi consumato tutto, ma era per via, a causa, del salmone.
Mi hanno risposto che occorreva fornire l’informazione al computer centrale, anche perché la maggior parte del personale non parlava inglese e non poteva ricevere ordini a voce, ma solo istruzioni in Basic, il linguaggio del computer.
Ho aperto altri due cassetti e vi ho trasferito il nuovo contenuto del frigobar, in cui ho poi messo il mio salmone. Il giorno dopo alle quattro il salmone era sul tavolo, e già emanava, aveva, un odore sospetto.
Il frigo era brulicante, pienissimo, di bottiglie e bottigliette, e i quattro cassetti ricordavano la cassaforte, the safebox, di uno speak-easy, un contrabbandiere, a smuggler, di alcolici, durante il proibizionismo. Ho telefonato in portineria e mi hanno detto che c’era stato un nuovo incidente al computer.
Ho suonato il campanello e ho cercato di spiegare il mio caso a un tizio, un uomo, che portava i capelli raccolti a crocchia sulla nuca: ma parlava solo un dialetto che, come un collega antropologo mi ha spiegato dopo, veniva praticato solo nel Kefiristan ai tempi in cui Alessandro il Grande impalmava, seduceva, Rossane.
La mattina seguente sono andato per pagare il conto.
Era astronomico, esagerato. Risultava che avevo consumato in due giorni e mezzo alcuni ettolitri, gallons, di Veuve Clicquot, dieci litri di whisky diversi, compresi alcuni malti rarissimi, otto litri di gin, venticinque litri tra Perrier ed Evian, più alcune bottiglie di San Pellegrino, tanti succhi di frutta quanti ne sarebbero bastati a mantenere in vita tutti i bambini assistiti dall’UNICEF, tante mandorle, noci e noccioline.
Ho cercato di spiegare, ma l’impiegato, sorridendo coi denti anneriti dal betel, mi ha assicurato che il computer diceva così.
Il mio editore ora è furioso e pensa che sono un parassita. Il salmone è immangiabile, impossibile da mangiare. I miei figli mi hanno detto che bevo troppo e dovrei bere un po’ meno.
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Come sempre
Non è la cultura che fa le persone
Ma le persone che fanno la cultura
Quindi, facciamo cultura insieme
Alla prossima, ragazzi
Ciao!
Vocabulary
Assillare: to torment, nag Invadenza: intrusiveness Affumicato: smoked a prezzo stracciato: dirt-cheap editore: publisher atrio: hall rodaggio: trial stage | Essere in panne: broken down, out of order Cassetto: drawer Portineria: reception desk Emanare un odore: to smell Cassaforte: safebox Contrabbandiere: smuggler |
Sources
Umberto Eco – Come viaggiare con un salmone (BOOK):
So funny and so real! It is so well described by the author that I was able to “be there” experiencing the situation. Never mind if it happened or if it comes from his creative mind!
Very good choice and very good accent to listen!