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in this episode, we read a short story by Dino Buzzati, the Italian Kafka, one of the most acclaimed authors of the 20th century.



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Nel 1972, 50 anni fa moriva Dino Buzzati, uno dei più importanti scrittori italiani del Novecento. Oggi parliamo di lui.

Ciao, ragazzi!

E bentornati su Italian stories with Davide

Il podcast che vi parla in italiano di storie, lingua e cultura

Questa settimana ho avuto tantissimo lavoro e non sono riuscito a fare una nuova puntata, come volevo. Però non volevo lasciarvi senza qualcosa da ascoltare per troppo tempo e, allora, ho pensato di leggere qualcosa.

Dino Buzzati è stato un maestro di romanzi e racconti surreali e fantastici, considerato “il Kafka italiano”. Nel 1958 la sua raccolta Sessanta racconti vince il Premio Strega, il più importante premio letterario italiano. E oggi leggiamo uno di questi racconti.

Musica e iniziamo


Un mattino verso le dieci un pugno immenso apparve nel cielo sopra la città; si aprì poi lentamente e così rimase immobile. Sembrava di pietra e non era pietra, sembrava di carne e non era, pareva anche fatto di nuvola, ma nuvola non era. Era Dio; e la fine del mondo. Un mormorio, whisper, che poi si fece mugolio e poi urlo, si propagò per i quartieri, finché divenne una voce sola, compatta e terribile, che saliva a picco come una tromba.

Luisa e Pietro si trovavano in una piazzetta, piena a quell’ora di sole, circondata, surrounded, da fantasiosi palazzi e parzialmente da giardini. Ma in cielo, a un’altezza smisurata era sospesa la mano. Finestre si spalancavano tra grida di richiamo e spavento, mentre l’urlo iniziale della città si placava, smetteva a poco a poco; giovani signore mezze scoperte si affacciavano a guardare l’apocalisse. Gente usciva dalle case, per lo più correndo, sentivano il bisogno di muoversi, di fare qualcosa, non sapevano però dove sbattere il capo, da dove iniziare.

 Luisa scoppiò in un pianto dirotto, iniziò a piangere: ” Lo sapevo ” balbettava tra i singhiozzi ” che doveva finire così… non andavo mai in chiesa, mai dire le preghiere… me ne fregavo io, me ne fregavo, e adesso… me la sentivo che doveva andare a finire così!… “. Che cosa poteva mai dirle Pietro per consolarla?

Si era messo a piangere pure lui come un bambino. Anche la maggior parte della gente era in lacrime, specialmente le donne. Soltanto due frati, due monaci, allegri vecchietti, se n’andavano contenti: “E’ finita, per i furbi, adesso! ” esclamavano gioiosamente, procedendo di buon passo, rivolti ai passanti. ” L’avete smessa di fare i furbi, eh? Siamo noi i furbi adesso! ” (e ridacchiavano). ” Noi sempre fregati, fooled, noi creduti cretini, lo vediamo adesso chi erano i furbi! “.

Allegri come bambini passavano in mezzo alla gente che li guardava male senza provare a reagire. Erano già scomparsi da un paio di minuti per una via, quando un signore fece come per inseguirli, chase, quasi si fosse lasciata sfuggire un’occasione preziosa: ” Per Dio! ” gridava battendosi la fronte ” e pensare che ci potevano confessare. “

” Accidenti! ” diceva un altro ” che bei cretini, idioti, siamo stati! Capitarci così sotto il naso e noi li lasciamo andare! ” Ma chi poteva più raggiungere i fraticelli?

Donne e anche uomini già tracotanti, arroganti, tornavano intanto dalle chiese, imprecando, insultando, delusi e scoraggiati. I confessori più in gamba, più bravi, erano spariti, they disappeared, probabilmente presi dalle maggiori autorità, politici, e dagli industriali e imprenditori potenti.

Stranissimo, ma i soldi conservavano, avevano ancora, meravigliosamente un certo prestigio benché si fosse alla fine del mondo; chissà, forse, si considerava che mancassero ancora dei minuti, delle ore; qualche giornata magari.

In quanto ai confessori rimasti disponibili, si era formata nelle chiese una tale spaventosa calca, una folla, a crowd, che non c’era neppure da pensarci. Si parlava di gravi incidenti accaduti appunto per l’eccessivo affollamento; o di truffatori, crooks, travestiti da preti che si offrivano di raccogliere confessioni anche a domicilio, a casa delle persone, chiedendo prezzi incredibili.

Al contrario, giovani coppie si appartavano precipitosamente senza discrezione, distendendosi nei giardini e nei parchi, per fare ancora una volta l’amore.

Intanto la mano nel cielo si era fatta di colore terreo, marrone, benché il sole splendesse, e faceva quindi più paura.

Cominciò a circolare la voce che la catastrofe fosse imminente; alcuni garantivano, dicevano, che non si sarebbe arrivati a mezzogiorno.

In quel momento su un elegante terrazzo di un palazzo, poco più alto della strada fu visto un giovane prete. La testa tra le spalle, camminava frettolosamente, velocemente, quasi avesse paura di andare via. Era strano un prete a quell’ora, in quella casa sontuosa, di lusso, popolata di prostitute. ” Un prete! un prete! ” si sentì gridare da qualche parte. Fulmineamente la gente riuscì a bloccarlo prima che potesse fuggire. ” Confessaci, confessaci! ” gli gridavano. Impallidì, he turned pale, fu portato a una specie di piccola e graziosa edicola che sporgeva nel terrazzo; sembrava fatta apposta, on purpose.

Il prete cominciò a raccogliere confessioni. Rapidissimo, ascoltava le confidenze degli sconosciuti (che ormai non si preoccupavano se gli altri potevano udire). Prima che avessero finito, faceva con la destra un breve segno di croce, assolveva, passava immediatamente al peccatore, sinner, successivo.

Ma quanti ce n’erano. Il prete si guardava intorno smarrito, perduto, misurando la crescente quantità di peccati da cancellare. Con grandi sforzi anche Luisa e Pietro arrivarono, guadagnarono il loro turno, riuscirono a farsi ascoltare.

” Non vado mai a messa, dico bugie, lies… ” gridava a precipizio la giovane per paura di non fare in tempo, in una frenesia di umiliazione ” e poi tutti i peccati che lei vuole… li metta pure tutti… E non è per paura che son qui, mi creda, è proprio soltanto per desiderio di essere vicina a Dio, le giuro, I swear, …” ed era convinta di essere sincera.

” Ego te absolvo… ” mormorò il prete e passò ad ascoltare Pietro.

Ma un’ansia indicibile cresceva negli uomini. Uno chiese: ” Quanto tempo c’è al giudizio universale? “. Un altro, bene informato, guardò l’orologio. “Dieci minuti ” rispose. Lo udì il prete che di colpo provò a ritirarsi. Ma, insaziabile, senza fine, la gente lo tenne. Non poteva fuggire.

Il prete sembrava avere la febbre, era chiaro che le confessioni gli arrivavano solo come un confuso mormorio senza senso; faceva segni di croce uno dopo l’altro, ripeteva ” Ego te absolvo… ” così, come una macchina.

” Otto minuti! ” avvertì una voce dalla folla. Il prete letteralmente tremava, i suoi piedi battevano sul marmo come quando i bambini fanno i capricci, tantrum. ” E io? e io? ” cominciò a supplicare, disperato. Come poteva liberarsi il prete? Come provvedere, pensare a sé stesso? Stava proprio per piangere. ” E io? e io? ” chiedeva alle persone, che volevano il Paradiso.

Nessuno però gli badava. Nessuno lo ascoltava.


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Come sempre

Non è la cultura che fa le persone
Ma le persone che fanno la cultura
Quindi, facciamo cultura insieme


Ci vediamo presto presto, ragazzi

Ciao!


Vocabulary

Pugno: punch
Mormorio: whisper
Circondato: surrounded
Frati: friars, monks
Furbo: wise, smart
Fregati: fooled
Inseguire: chase
Cretino: idiot
Sparire: disappear
Folla: crowd
Truffatore: crook
Impallidire: turn pale
Apposta: on purpose
Peccatore: sinner
Bugia: lie
Giurare: swear
Capricci: tantrum


Sources

Dino Buzzati – Sessanta racconti (book):